DIG 2020, Age of Fears

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7 Ottobre 2020

Paure. È la parola che ci accomuna alla nuova edizione del Festival DIG, che ha abbandonato l’appuntamento estivo, anche causa Covid, per scegliere di passare da Riccione a Modena. Nuova location e un Festival ricco di spunti narrativi e con una sezione in più, quella del podcasting, ancora giovane, che è stata curata da chi scrive.

Paure sarà anche la nostra parola chiave del terzo numero cartaceo  Q CODE, il nostro semestrale di geopoetica, che vedrà la pubblicazione a novembre, su cui stiamo lavorando proprio in queste ore.

DIG è un festival che porta una ventata, ottima, di novità e di panorama internazionale in Italia. Lo fa attraverso una struttura che contempla il concorso, l’academy, l’approfondimento – to dig è scavare in inglese – e l’inchiesta. Il giornalismo investigativo, ma anche quello narrativo, con un forte richiamo per i giovani giornalisti per affrontare molti dei temi che in italia latitano, a livello di grande produzione sui canali mainstream. Eppure troviamo i grandi broadcaster internazionali, che ci parlano ogni anno di produzioni impensabili per un gruppo di lavoro italiano. Anche questa è una boccata d’aria, esaurita la lamentazione anche gustificata, perché fa capire al pubblico, ai professionisti, che c’è una maniera diversa di lavorare e credere nel giornalismo di inchiesta e che questo ha un mercato.

Presenteremo il nostro semestrale sabato 10 ottobre e lo faremo con una firma di Q Code, ma soprattutto di IRPI Media, Lorenzo Bagnoli.

Qui trovate il link per iscrivervi alla pesentazione, se passate da Modena.

Allora in bocca al lupo DIG, al suo fondatore Matteo Scanni che ha avuto la lungimiranza e la tenacia, insieme a un team che si è rinnovato negli anni, di credere in questo progetto.

Qui il sito con il programma delle quattro giornate di Festival.