Tania, affetta da epatite C, è scappata dalla Francia dove rifiutava di sottomettersi alle cure; sbarcata in Guatemala, si è avvicinata al popolo Maya e adottato costumi e stile di vita locali, conducendo un’esistenza ai margini ma in piena coscienza e serenità.
Assaporando la libertà frutto della sua scelta di vita, si è rapidamente resa conto della minaccia “neo-coloniale” che il turismo di massa esercita sul suo nuovo Paradiso.
Attraverso il suo ritratto, la regista e fotografa Valérie Jouve compone un’ode agrodolce ad una gioiosa e creativa militanza.