23 Agosto 2018
Sono i tredici Samosely, volti e le storie delle vite nella terra di mezzo
Sono passati ormai 32 anni dal terribile incidente occorso il 26 aprile 1986 alla centrale atomica di Chornobyl’, all’epoca in Unione Sovietica, oggi in Ucraina.
A seguito dell’esplosione del Reattore 4 venne creata la cosiddetta Zona di Alienazione, un’area di oltre 470mila ettari circostante il luogo del disastro, all’interno della quale è oggi vietata qualsiasi attività civile o commerciale a causa dei pericoli connessi alla radioattività presente.
Il perimetro è delimitato da barriere di filo spinato e check-point controllati da militari. Il reattore è seppellito sotto un enorme sarcofago di cemento e metallo e necessita di continua manutenzione.
Poco lontano è sorto poi l’ISF-2, deposito di scorie nucleari provenienti dalle centrali atomiche ancora attive nel paese.
Tutto attorno il tempo sembra essersi fermato. Nella città di Prypyat’, anno dopo anno, i soffitti e le pareti dei palazzi cominciano a crollare, sopraffatti dall’avanzare inesorabile della foresta.
Gli innumerevoli villaggi sparsi all’interno dell’area sono oramai in rovine, spesso difficilmente raggiungibili a causa della pessima condizione delle strade. Mandrie di cavalli selvaggi pascolano nelle immense praterie.
Negli ultimi anni, inoltre, lupi, alci, volpi e orsi hanno ripopolato la fauna del luogo.
In mezzo a questo scenario apocalittico, immagine di una terra distrutta dall’uomo e riconquistata dalla natura, vivono tredici anziani abitanti del luogo, tornati nelle proprie abitazioni dopo esserne stati evacuati a seguito dell’incidente.
La loro consapevolezza del pericolo radioattivo è debole o assente, tranquillizzati da ciò che viene detto loro dalle autorità: “Le radiazioni a Chornobyl non ci sono più’.
Ogni giorno è una quotidiana lotta per la sopravvivenza alla ricerca dei generi di prima necessità.
Cibo, acqua, legna da ardere: nulla è scontato. Sono persone resilienti, segnate dal tempo e dalle sventure. E le rughe sui volti raccontano le loro storie.