3 Dicembre 2018
Quando si spengono le telecamere, dopo gli sgomberi mediatici, che fine fanno le persone?
Esiste un luogo, a Roma, dove è andata creandosi una comunità di rifugiati politici aventi diritto alla protezione internazionale. Sfrattati senza preavviso dalla casa in cui abitavano da più di dieci anni e costretti a vivere per strada fino a un nuovo sgombero, in un’estenuante trattativa con il Comune e le istituzioni, i rifugiati di via Scorticabove sono oggi il segno vivente di paralisi politiche, contraddizioni sociali e aneliti esistenziali che nella dimensione locale trovano la loro massima espressione. Quale sarà il destino di padri, figli, lavoratori, disoccupati, studenti e sognatori dopo lo sgombero? Quali identità si nascondono dietro l’etichetta di “rifugiati”? “Sotto sfratto” di Francesca Cicculli è il reportage scelto a Festivaletteratura 2018 dalle giurie – coordinate da Christian Elia, condirettore di Q Code Mag, dei pitching di Meglio di un romanzo, il progetto pensato da Festivaletteratura per promuovere tra i più giovani il giornalismo narrativo e organizzato in collaborazione con LUISS Writing Summer School.
Il reportage verrà sviluppato, a puntate, e pubblicato sul sito del Festival, una volta al mese, e su quello di Q Code Magazine.
SOTTO SFRATTO
di Francesca Cicculli
Via Scorticabove è una strada della periferia nord-ovest di Roma. È nascosta tra i cantieri stradali di Via Tiburtina e i murales di San Basilio. Percorrendola tutta ci si accorge che è solo una lunga fila di fabbriche dai cancelli arrugginiti, animata dai tir che ogni ora scaricano materiali e caricano merci.
Sembrerebbe una zona industriale se non fosse per l’edificio giallo al civico 151.
Questo reportage parte da lì, da quella che per più di dieci anni è stata la casa di una comunità di sudanesi, riconosciuti come rifugiati politici e affidati a una Cooperativa poi coinvolta nell’inchiesta su Mafia Capitale.
Il 5 luglio 2018 i sudanesi sono stati sfrattati senza preavviso e da allora hanno vissuto davanti l’edificio sgomberato, sotto gazebi di plastica inadatti sia al caldo afoso che alle bombe d’acqua che d’estate hanno interessato la Capitale.
Dopo tre mesi di trattative il Comune di Roma non è stato in grado di fornire un’altra sistemazione ai rifugiati, ma ha emesso un nuovo ordine di sgombero, questa volta dalla strada, attuato il 3 ottobre.
Sotto sfratto parla di questi uomini sfogliando le identità nascoste dietro l’etichetta di “rifugiato”. Racconta di padri, figli, lavoratori, disoccupati, studenti e sognatori, sfrattati prima dal loro Paese, a causa della guerra, e poi da quello che li accoglie, per colpa di politiche inadeguate.
Il reportage segue le loro tracce dopo il secondo sgombero, mostrando dove vivono ora e com’è la loro vita lontano dal civico 151. Ha ancora senso parlare di Comunità di Via Scorticabove?
Dai racconti dei ragazzi si tracceranno i confini della protezione internazionale, facendo emergere limiti e contraddizioni del sistema assistenziale e inclusivo dell’Italia, in un viaggio che parte dal Sudan e che sembra non terminare mai veramente.