Prey Lang non è l’Amazzonia. E’ una foresta della Cambogia di cui probabilmente non avete mai sentito parlare, eppure è una delle ultime grandi aree boschive di pianura a quelle latitudini, con una superficie quasi pari a quella della Val d’Aosta.
Il futuro di Prey Lang sembra già scritto: come tutte le foreste con caratteristiche simili nell’area diventerà una grande distesa dedita all’agricoltura intensiva. Si trova su un grande pianura, ideale per le coltivazioni: è un’occasione troppo ghiotta.
C’è stato un periodo, dopo il 2012, in cui la deforestazione in Cambogia ha avuto un po’ di attenzione internazionale. Dopo l’uccisione a sangue freddo dell’attivista Chut Wutty e dopo che Forest Trend aveva definito il paese il quinto nel mondo per velocità di deforestazione le troupe si erano precipitate qui.
I reportage di quegli anni sono pieni di belle parole, si parla spesso delle tradizioni ataviche e dell’animismo degli abitanti di Prey Lang. Si parla anche del PLCN, un’associazione di volontari del posto che organizza pattuglie per fermare i disboscatori illegali. Si parla di attivisti coraggiosi, come Ouch Leng, che nel 2016 è stato insignito del prestigioso premio internazionale Goldman Environmental Prize.
Ma le troupe e i giornalisti si sono pian piano disinteressati e a qualche anno di distanza quelli stessi attivisti sono più soli che mai. La deforestazione continua, la situazione politica nel paese è ogni anno più tesa e gli oppositori politici vengono arrestati nella migliore delle ipotesi, uccisi nella peggiore.
The real defenders è un reportage che racconta quattro giornate del 2016 in cui ho avuto l’onore di visitare Prey Lang con alcune delle persone che più si battono contro la deforestazione nel paese, come l’attivista per i diritti umani Ouch Leng.
Prima di pubblicarlo ho aspettato a lungo, un po’ perché pensavo di non avere abbastanza materiale e un po’ perché avevo paura di non essere all’altezza. Ma la situazione sempre più preoccupante in Cambogia e a Prey Lang rende necessario pubblicare questo reportage. Perché bisogna parlane, il più possibile.
I motivi della deforestazione nel paese sono principalmente due: l’alta richiesta di palissandro nel mercato cinese e la volontà del governo di aumentare le superfici per l’agricoltura intensiva. Il palissandro è un legno rossastro molto resistente e pregiato, che si usa per realizzare i tradizionali mobili Hongmu, sempre più di moda tra i nuovi ricchi cinesi. La prima area di provenienza del palissandro importato in Cina è il sud est asiatico, ma man mano che le foreste di questa parte del mondo iniziano a sparire lo sfruttamento si sta spostando verso alcuni paesi africani.
Il copione si ripete quasi sempre uguale. Un’azienda privata ottiene un permesso per costruire una strada o un’infrastruttura in un’area di bosco che viene ritenuta “di scarso valore”. A quel punto taglia tutto il palissandro, rade al suolo il resto degli alberi e dà fuoco a ciò che rimane. Dopo essere stato bruciato il terreno è pronto per lo sfruttamento agricolo. Le piante più gettonate sono l’albero della gomma e la canna da zucchero, ma non sono le uniche. Presto alle distese di campi vengono affiancate anche fabbriche per la raffinazione.
Sulla carta la legge cambogiana vieterebbe il disboscamento illegale dal 1991, ma da allora la situazione continua a peggiorare.
La famiglia del primo ministro a vita Hun Sen, a capo del governo ormai da 36 anni, ha non pochi interessi in questo campo. Membri della sua famiglia possiedono falegnamerie illegali o hanno legami stretti con i magnati che stanno distruggendo le foreste.
Il problema ovviamente non è solo ecologico, ma anche umanitario. Prey Lang è abitata da circa 200mila persone che vivono in maniera tradizionale e in simbiosi con la natura che li circonda. Le loro palafitte nel bosco spesso non sono mai state registrate in nessun catasto, quindi i terreni su cui vivono sono di fatto ancora di proprietà dello stato che è libero di darli in concessione. Quando un terreno viene assegnato ad un’azienda per lo sfruttamento agricolo, chi ci abita perde la propria casa e i mezzi di sussistenza.
In tutto questo il lavoro delle organizzazioni internazionali è disorganizzato e poco efficace. Tante ONG si occupano della protezione di Prey Lang, ma fermare le falegnamerie illegali significa inimicarsi in governo e rischiare l’espulsione dal paese o comunque ritorsioni.
Per questo, nonostante i milioni di dollari di investimenti che arrivano da organizzazioni come USAID, i fondi spesso finiscono investiti in ricerche su fauna e flora e altre attività che in un momento come questo sarebbero del tutto secondarie. A fare da scudo umano sembrano restare solo loro, i real defenders.
PER IL REPORTAGE COMPLETO CLICCA QUI
Il premio, istituito dai coniugi Goldman nel 1989, che premia attivisti ambientalisti
Organizzazione che punta alla creazione di valore economico nelle foreste e negli ecosistemi naturali per sostenerli.