Arcipelago-19, un atlante visivo della pandemia

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10 Aprile 2020

Un collettivo di fotografi, una memoria per immagini

Un rider attraversa via Indipendenza vuota all’ora di cena, nei primi giorni della quarantena, in una Bologna deserta. Un’anziana signora cammina in Galleria Umberto I, a Napoli, con il viso avvolto in una sciarpa, mentre un clochard dorme rannicchiato davanti alle saracinesche abbassate. Nicola e sua madre si lanciano un pacco di detersivo dal balcone, Alessandra chiacchiera con i suoi amici dalla finestra, Cristian sposta i mobili del salotto per potersi allenare e danzare, ora che i suoi spettacoli sono stati tutti annullati. Le immagini da collezionare in un “atlante visivo della pandemia” sono queste qui.

Nella primo scatto pubblicato in rete da Arcipelago-19 quattro ragazzi sono seduti a tavola intenti ad ascoltare l’annuncio del Presidente del Consiglio: “Allora è una roba seria, hanno bloccato tutto”.

Era lunedì 9 marzo. Da quel giorno – il giorno in cui tutti ci siamo accorti che era diventata davvero “una roba seria” – un gruppo di fotografi professionisti (Giulia Ticozzi, Valerio Muscella, Michele Lapini e Max Cavallari) inizia a interrogarsi sul momento storico che stiamo vivendo e su come raccontarlo.

Sceglie la strada del lavoro collettivo: un arcipelago di storie, dove le città e i paesi sono isole separate dalla quarantena. Una panoramica sullo stato del Paese, una possibilità per esplorare le altre città rimanendo a casa.

“Arcipelago-19 è un atlante visivo della pandemia”, spiega il collettivo. “Vuole mettere insieme il racconto di tante e tanti fotografi professionisti che si trovano a documentare il loro territorio durante la quarantena e la pandemia del Covid-19.

Il nome arcipelago è nato per cercare di dare l’idea di un paese fatto di tante piccole isole, non più comunicanti fra di loro, che si sono chiuse e messe a distanza di sicurezza. Tra loro non c’è il mare, ma la quarantena.”

Max Cavallari - Bologna “Allora è una roba seria" questo è stato il primo commento che ha rotto il silenzio assordante mentre tutti e quattro eravamo intenti ad ascoltare le parole del Presidente del Consiglio. "Non è più una cosa su cui scherzare, avete visto? Hanno bloccato tutto, non è più solo la Lombardia, lo immaginavo ma mai mi sarei aspettata succedesse così in fretta" Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia in diretta streaming il blocco nazionale per fronteggiare l'espansione del Coronavirus sul territorio italiano. Vengono chiuse tutte le attività commerciali esclusi supermercati e farmacie. E' inoltre obbligatorio stare in casa se non per comprovate motivazioni - Bologna, 11/03/2020

Bologna, Roma, Napoli, Berlino, Venezia, Foggia. Questo racconto condiviso prova a unire paesi blindati, case sbarrate e zone rosse: “Spesso associamo questa pandemia a una guerra e molto spesso se pensiamo alle guerre ci vengono in mente le fotografie. Ne abbiamo viste circolare molte e così abbiamo deciso di creare un qualcosa che li tenesse insieme, che creasse un collegamento tra tutte le isole divise dalla quarantena e permettesse alle persone di affacciarsi a una finestra per ampliare lo sguardo e guardare altre città, altri luoghi, altre storie.”

Ci sono immagini scattate “sul campo”, là dove le cose accadono: tra le corsie degli ospedali, alla cassa di un supermercato di Casalpusterlengo. Ma c’è soprattutto (forse per la prima volta davvero) lo sguardo di chi è costretto a rimanere a casa: “Come ogni momento di rottura, dietro si nascondono delle nuove possibilità e si aprono nuove strade. Molti di noi sono fuori, documentando per lavoro come le città, gli ospedali, le comunità, stanno rispondendo a questa emergenza. Molti altri invece hanno deciso (o sono costretti) di rimanere in casa. Vorremmo che Arcipelago-19 fosse un po’ la finestra della casa di tutte e tutti, dove ogni tanto durante il giorno puoi farti un piccolo viaggio e conoscere nuove storie.”

A partire dalle storie di chi è più debole e a rischio, di chi è più esposto ai contraccolpi dell’emergenza: ci sono i rider, i senzatetto, i bambini dell’occupazione abitativa di Casale de Merode (Roma).

“Non siamo mai sulla stessa barca, neanche per quest’emergenza. Le disuguaglianze quotidiane si replicano anche in questi momenti. Abbiamo visto che alcune categorie sono state più colpite, come quelle dei riders o dei lavoratori della logistica, scaricandosi inizialmente su di loro il contraccolpo della chiusura di ristoranti e negozi. Ma lo slogan #iorestoacasa non è uguale tutti. Per chi una casa non ce l’ha, per chi nella casa trova violenza e umiliazione, per chi deve pagare l’affitto senza poter lavorare. Raccontare le storie di questa pandemia è anche raccontare questo.”

Simone Cargnoni :JUMP CUT - Milano Cos’è la solitudine? Quando potremo di nuovo stare insieme? Il racconto di come stanno vivendo la quarantena alcune ragazze e ragazzi tra i 30 e i 40 anni in Lombardia, la regione più colpita dal Covid19 in tutto l’Occidente. Cristian è un danzatore. Non sta lavorando perché gli spettacoli sono stati tutti annullati. Non ha idea di quando potrà tornare in teatro. Nella sua casa, al piano terra di un grande palazzo di Milano, ha spostato i mobili del salotto per avere lo spazio per allenarsi, danzare, creare coreografie - Milano

Raccontare la pandemia significa raccontare la solitudine e l’isolamento, ma anche la riscoperta di un forte senso di comunità: “In ogni momento critico viene quasi naturale cercare un appiglio o un conforto. Vediamo spesso nelle foto un senso di comunità che si era un po’ perso nell’individualismo delle nostre vite frenetiche. Così la quarantena permette a qualcuno di riscoprire i legami familiari, oppure di capire quali sono le persone importanti, ma fa anche nascere nuove relazioni, a partire dal vicino di casa.”

Per ora le foto sono pubblicate sulla pagina Instagram e Facebook di Arcipelago-19 e l’elenco dei professionisti che portano qualcosa di loro nel progetto si fa ogni giorno più lungo, con l’obiettivo di continuare anche quando l’emergenza sarà superata.

“Sappiamo bene che progetti di questo tipo prevedono impegno, tempo e dedizione per poterli fare nel migliore dei modi. Ognuno di noi ha la propria vita e adesso abbiamo spesso tempi simili, dettati dalle ordinanze. Ma quando finirà cosa succederà? Ci piacerebbe continuare a camminare insieme ai territori che ripartono, alle persone che riaprono le porte di casa e a quelle che si abbracciano.”