Convinti, quando le cose vanno bene e quando le cose vanno male, che ciascuno deve fare il suo lavoro, ci troviamo come redazione di fronte a un evento globale, che concorre a mettere a nudo quelle paure che saranno l’argomento del terzo numero del nostro semestrale cartaceo.
Partendo dal testo di Angelo Miotto, abbiamo deciso – nostra vecchia passione – di lanciare un Decameron online, nella vecchia tradizione, di fronte alle paure, di riunirsi attorno al fuoco (della passione narrativa) e di raccontarsi storie.
Mandateci il vostro racconto di questi giorni di Corona virus, tra allarmismi, improvvisati esperti, legittime paure e doverose cautele. Va bene, al solito, qualsiasi linguaggio: audio, testo, video, foto. Inedito o citando altri. Scrivete a redazione@qcodemag.it e noi vi pubblicheremo.
Il contagio delle storie – 31
La giusta distanza. Piccolo osservatorio etnografico sull’isolamento
Da qualche settimana le nostre abitudini – percepite fino a quel momento come “naturali” e “scontate” – sono state completamente stravolte dall’epidemia di Covid19 e dalle misure restrittive poste in essere dal governo italiano per contrastare la diffusione della malattia.
Lo scenario che si è venuto a creare ha chiamato in causa tutti noi e ha interrogato direttamente chiunque abbia una formazione antropologica e creda nella vocazione pubblica dell’antropologia.
Del resto, anche noi non parliamo d’altro da settimane. Nelle nostre famiglie, con i nostri colleghi e amici, con noi stessi. Di persona, per telefono, via Skype, sulle chat di Whatsapp, su Facebook, leggendo e scrivendo email.
Abbiamo imparato e praticato una disciplina fondata sul viaggio e sull’incontro, una disciplina fatta di relazioni e che si interessa a tutto quanto tiene insieme le persone. In queste ore, pare non esserci rimasto nulla: non possiamo muoverci, non possiamo incontrate gli altri, e restiamo a casa per il bene di tutti.
Occorre mantenersi alla giusta distanza, anche se non sappiamo esattamente quale sia. Una certezza però ce l’abbiamo: la giusta distanza è relazionale, densa, umana. È una distanza che avvicina, piuttosto che allontanare.
Da questo nasce il blog La giusta distanza. Piccolo osservatorio sull’isolamento. Uno spazio aperto a tutta la comunità antropologica come piattaforma di espressione, condivisione e confronto.
Ospita minute esplorazioni etnografiche relative agli effetti dell’epidemia da coronavirus sui territori, auto-etnografie legate alla condizione di restrizione della mobilità e della socializzazione, riflessioni più ampie sugli scenari presenti e futuri, indicazioni di percorsi di lettura e segnalazioni di testi e autori che possano aiutarci a interpretare i processi in atto.
In questa fase di chiusura e isolamento, il blog vuole essere uno spazio di apertura e di contatto.
Per questo motivo, da un lato, ospita riflessioni di studiosi che si trovano in fasi diverse del loro percorso formativo e professionale, dunque di docenti universitari, ricercatori e ricercatrici, dottorandi e studenti e studentesse dei corsi di Laurea in antropologia. Dall’altro, il blog è rivolto non solo alla comunità scientifica, ma piuttosto a chiunque sia interessato al confronto di più voci per provare a comprendere collettivamente quello che sta accadendo nella propria città, nel proprio quartiere, per le strade, tra le mura domestiche.
Fino ad ora, il blog ha ospitato un ampio ventaglio di riflessioni che toccano temi diversi: il potere e la liminalità, la vita e la morte, il lavoro quotidiano degli operatori sanitari, le origini della quarantena, la paura.
Tutto questo affrontato in chiave antropologica ed etnografica.
Nostro interesse è quello non solo di raccogliere interventi su temi diversi, ma anche a partire da contesti differenziati: infatti, riteniamo, abbracciando i principi della disciplina, che la comparazione sia un elemento centrale per promuovere una comprensione collettiva – anche in termini di comunità globale – del periodo che stiamo vivendo. Per questo motivo, sollecitiamo l’invio di contributi che non riguardino solo la situazione in Italia, ma che analizzino anche quanto sta accadendo sul campo di ricerca degli antropologi in Europa e nel resto del mondo.
Il blog è curato dal gruppo di lavoro del World Anthropology Day – Antropologia pubblica a Milano dell’Università di Milano Bicocca, composto da Ivan Bargna, Ilaria Bonelli, Giacomo Pozzi, Giovanna Santanera e Francesco Vietti.
Il World Anthropology Day è un’iniziativa promossa dall’American Anthropological Association e lanciata a Milano lo scorso 21 febbraio 2019 dal Corso di Laurea Magistrale in Scienze Etnologiche e Antropologiche e dal Dottorato in Antropologia Culturale e Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Nel febbraio 2020 abbiamo deciso di rinnovare il nostro impegno nel dare visibilità pubblica al sapere antropologico, con l’obiettivo di mostrare le molteplici possibilità di applicazione concreta svolte sul territorio di milanese.
Si è trattato non solo di portare l’antropologia al di fuori dell’università, ma di valorizzare il lavoro dei tanti antropologi e antropologhe che lavorano nel sociale, nelle professioni, nelle istituzioni e nelle aziende.
Il blog a cui abbiamo dato vita in questo periodo così complesso vuole dunque essere una prosecuzione del lavoro svolto negli ultimi due anni, mosso dalla certezza che l’antropologia può contribuire a comprendere e migliore il mondo in cui viviamo.
Milano, Torino 18 marzo 2020
Ivan Bargna, Ilaria Bonelli, Giacomo Pozzi, Giovanna Santanera, Francesco Vietti
(Università di Milano-Bicocca)