29 Marzo 2021
Intervista ad Anastasia Panchenko, coordinatrice delle sedi di Team Navalny nella regione di Krasnodar
Alexei Navalny è in prigione dal 17 gennaio 2021. Cioè dal momento stesso in cui ha rimesso piede in Russia dopo aver trascorso diversi mesi di convalescenza in Germania. Era il 20 agosto del 2020 quando Navalny si sentì male su un volo da Tomsk a Mosca, costringendo i piloti ad un atterraggio di emergenza nella più vicina città di Omsk.
I dottori russi affermarono di non aver trovato tracce di veleno ma che i sintomi erano riconducibili a un disordine metabolico dovuto a un calo di zuccheri. Due giorni dopo il Cremlino acconsentì alla richiesta della moglie Yulia di permettere il trasferimento del marito in Germania. Qui fu preso in carico dall’ospedale Charite che effettuò i prelievi poi analizzati dai laboratori militari.
L’esito dell’analisi fu molto diverso dalle conclusioni a cui erano giunti i dottori russi: avvelenamento da gas nervino Novichock. Col termine Novichock si fa riferimento a un preciso gruppo di gas nervini prodotto in Unione Sovietica negli anni ’70 e ’80.
Le analisi vennero poi ripetute di nuovo in Francia e in Svezia dando lo stesso risultato. Così, i sospetti già ampiamente diffusi che dietro il tentativo di avvelenamento di Navalny ci fosse proprio il Cremlino si rafforzarono. Putin, a dicembre, si difese dicendo: “Se loro [i servizi segreti russi] avessero voluto ucciderlo avvelenandolo, avrebbero portato a termine l’operazione con successo”.
Pochi giorni dopo Navalny pubblicò un video in cui veniva riportata la conversazione telefonica tra lui e uno degli agenti dei servizi segreti che aveva preso parte all’operazione per avvelenarlo.
Navalny, fingendosi un assistente del Capo del Consiglio di Sicurezza Russo, si fa raccontare alcuni dettagli della missione che avrebbe dovuto portare alla sua morte, ottenendo così l’ammissione della responsabilità dello Stato russo. L’FSB (Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa) bollò la telefonata come un falso.
Il 17 gennaio lo attendevano all’aeroporto. Navalny, senza scomporsi (in fondo lo sapeva lui come tutti gli altri che al suo rientro sarebbe stato sicuramente arrestato), ha dato un bacio alla moglie e si è allontanato scortato dalla polizia. Nei giorni successivi, contro l’arresto del leader dell’opposizione russa, si sono sollevate proteste in molte città del paese, che hanno portato al fermo di migliaia di manifestanti e hanno attirato l’attenzione dei media mondiali.
Poi è arrivata la sentenza: 3 anni e 5 mesi, ridotti a 2 anni e 8 mesi per il tempo già trascorso ai domiciliari. L’accusa è proprio quella di aver violato ripetutamente i termini della libertà vigilata previsti da un precedente condanna del 2014 all’interno di un processo per frode, una sentenza questa che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo giudicò come “arbitraria e palesemente irragionevole”.
Stando ai termini della libertà vigilata, aveva l’obbligo di presentarsi due volte al mese presso le autorità russe per firmare. In alcune occasioni, però, Navalny si è presentato nel giorno sbagliato, mentre da agosto non si è più presentato proprio perché in cura in Germania.
L’avvelenamento dello scorso agosto e l’ultima condanna l’hanno trasformato in un martire della resistenza agli occhi dell’occidente e di molti russi, facendogli guadagnare negli ultimi mesi una popolarità senza precedenti.
La storia di Navalny inizia però molti anni fa. Muove i primi passi in politica nel 2000, quando diviene membro del partito liberale Yabloko. Poi, nel 2007, co-fonda un nuovo movimento politico che viene denominato “National Russian Liberation Movement” (NAROD).
A quegli stessi anni risalgono le sue prime azioni di contrasto alla corruzione: con coraggio e intelligenza comincia a comprare le azioni di diverse società, sapendo che questo gli avrebbe dato il diritto di accedere alla documentazione relativa ai bilanci. Navalny in questo modo riesce a svelare le transazioni illecite di alcune società, che poi denuncia pubblicamente sul suo blog, ottenendo nel tempo un seguito sempre maggiore.
Nel 2011 fonda il Fondo Anticorruzione Russo (FBK), un’organizzazione che ha il compito di portare avanti inchieste sulla corruzione delle autorità russa. È proprio con la sua squadra dell’FBK che realizza un’indagine sui fondi illeciti che avrebbero permesso a Putin di costruirsi una reggia mastodontica sul Mar Nero.
Il video-inchiesta, che conta quasi 120 milioni di visualizzazioni, è stato volutamente pubblicato solo dopo il rientro in patria di Navalny, per mandare a Putin il messaggio che né lui né la sua squadra lo temono. Il Presidente russo ha respinto con decisione ogni accusa di collegamento con la faccenda della reggia sul Mar Nero.
Un altro passaggio fondamentale nel suo percorso politico riguarda la conquista della leadership di People’s Alliance. il partito nasce sotto questo nome a fine 2012. Lui ne prende ufficialmente parte divenendone il leader solo nel novembre del 2013, dopo aver riscosso un notevole successo elettorale (arrivando secondo dopo il candidato del partito di Putin) alle elezioni per il sindaco di Mosca.
Il partito, ad oggi, non è ancora stato formalmente registrato. Negli anni sono stati fatti molteplici tentativi, e sotto diversi nomi, ma il Ministero della Giustizia ha sempre respinto la richiesta di registrazione. L’ultimo nome scelto sarebbe Russia of the Future, per adesso, però, viene identificato semplicemente come Team Navalny.
Se da una parte Alexei Navalny è diventato il nobile simbolo dell’opposizione al governo russo e della lotta alla corruzione dilagante tra gli alti funzionari dello stato, dall’altro rappresenta una figura controversa, in particolar modo in relazione alle sue passate inclinazioni razziste e alla sua vicinanza ai movimenti di estrema destra.
Fra le sue affermazioni passate che ad oggi fanno più discutere e sollevano pesanti dubbi sulla sua persona, ci sono quelle contenute in due noti video pubblicati più di dieci anni fa sul suo canale.
In uno di questi Navalny paragona i musulmani a degli scarafaggi che è necessario eliminare. Il video si conclude con Navalny che afferra una pistola e spara a uno scarafaggio gigante entrato nel suo studio. In un altro video, il futuro leader dell’opposizione, travestito da dentista, equipara gli immigrati irregolari a denti cariati che devono essere rimossi dalla Russia.
Navalny è quindi per tanti versi una figura difficile da inquadrare e capace di suscitare sentimenti contrastanti. In Russia ormai un numero considerevole di persone lo supporta nella battaglia contro la corruzione e l’autoritarismo del Cremlino, sono però molti anche i suoi accaniti contestatori.
Al Jazeera parla di un paese diviso in tre: da una parte i fedelissimi di Navalny, dall’altra i fedelissimi di Putin e al centro una maggioranza di elettori il cui sostegno al Presidente russo può facilmente cambiare in base all’aria che tira. Quello che è certo è che l’attivismo di Navalny preoccupa Putin.
Lo si evince dagli innumerevoli tentativi da lui messi in atto per ostacolare e screditare il suo principale oppositore. Anche la retorica usata ne è una testimonianza: Putin, ad esempio, non si riferisce mai a Navalny chiamandolo col suo nome, ma usa perifrasi o altri appellativi. Inoltre lo presenta, senza aver fornito alcuna prova però, come un collaboratore dei servizi segreti USA e quindi una possibile minaccia da tenere sotto controllo.
Al suo rientro a gennaio, Navalny non è stato l’unico ad essere arrestato. Anche alcuni dei suoi collaboratori sono andati incontro a perquisizioni domiciliari e all’arresto, sebbene la detenzione per loro sia durata pochi giorni. Fra le persone arrestate in quei giorni concitati c’è anche Anastasia Panchenko, coordinatrice delle sedi di Team Navalny nella regione di Krasnodar.
Volendo avere una visione dall’interno sul loro movimento e sui fatti che stanno accadendo in Russia, l’ho contattata e ha accettato di buon grado di rispondere (via email) ad alcune delle mie domande.
Team Navalny è una comunità di persone che stanno combattendo contro l’attuale regime/dittatura di Vladimir Putin. I nostri quartier generali sono situati in molte regioni della Russia. I dipendenti delle varie sedi presenti nelle regioni sono impegnati nello smascherare i funzionari dello stato, che si appropriano costantemente dei nostri soldi e usano le nostre tasse per costruirsi delle regge e fornire ai propri figli degli immobili all’estero. Il mio Team si occupa di condurre indagini sui meccanismi di corruzione, partecipazione attiva nella vita della città e della regione, risolvere le problematiche concernenti l’ambiente, aiutare le persone colpite negativamente dalle azioni dell’attuale governo, e l’addestramento degli osservatori elettorali ecc.
Putin e la Duma di Stato continuano a passare leggi che mirano a chiuderci la bocca. Per esempio, ora in Russia loro [lo Stato] possono incarcerarti con l’accusa di diffamazione su internet. Ogni giorno in Russia vengono messi in piedi processi politici. È completamente assurdo, ma le persone vengono arrestate per aver twittato. È difficile da credere, ma è vero.
Queste affermazioni di Alexei Navalny sono molto lontane nel tempo. Non sono sicura che sia giusto condannare una persona per questo deprivandola del proprio status. E inoltre, quando gli è stato riconosciuto lo status di prigioniero di coscienza, aveva già fatto tali affermazioni. Io non le condivido e non voglio esprimere un giudizio, perché sono sicuro che Alexei non la pensa più così adesso. Tutti hanno il diritto di commettere degli errori. Perciò, ritengo che la decisione di Amnesty International sia infondata e motivata da ragioni politiche. Sono convinta che se Alexei fosse libero, commenterebbe la sua posizione riguardo a queste questioni, ma ora semplicemente non può farlo.
Non conosco Alexei molto bene, l’ho visto una volta e abbiamo parlato un po’. Per me, come per molti russi, lui è l’esempio di una persona che non si perde d’animo, non si arrende mai, nemmeno nei momenti più disperati. Alexei è una persona molto aperta e, al contrario di Putin, non nasconde la sua famiglia o le sue attività quotidiane, comunica attraverso i social con i suoi sostenitori e si sposta senza scorta.
Nessuno può prendere il posto di Navalny. Alexei Navalny è il leader dell’opposizione. Non siamo alla ricerca di nessun sostituto e non stiamo facendo “audizioni”.
Putin l’ha messo in prigione, così facendo ha riconosciuto Navalny come il suo nemico numero Uno. Noi non accetteremo mai di esser privati del nostro leader, perciò faremo tutto ciò che è necessario per liberarlo.
Sergey Lavrov è un incompetente. I dottori della Charite Clinic hanno reso pubblici i documenti in cui si legge che nel corpo di Navalny è stato trovato il gas nervino Novichock. Il fatto che alcuni russi non credano all’avvelenamento di Navalny è semplice da spiegare: Putin controlla tutti i media in Russia. I mass media hanno un’influenza molto forte sul pensiero delle persone. Mentire attraverso i canali di propaganda serve a manipolare i russi. Ma possiamo già vedere che le persone stanno iniziando a smettere di credergli e, sempre più di frequente, vanno in rete a cercare le informazioni. Perciò, non ritengo che l’espressione “la maggior parte dei russi” sia corretta, credo che la frase dovrebbe essere “i Russi che guardano la televisione russa”, dove coloro che fanno propaganda prima mentono spudoratamente al popolo e poi si ritirano nelle loro ville sul Lago di Como.
Il nostro piano d’azione consiste principalmente nel lavorare duro per far uscire Navalny di prigione. Allo stesso tempo, siamo impegnati nel nostro principale progetto: “Smart Voting” [Il sistema di “votazione intelligente” ideato dal team di Navalny serve a individuare il candidato politico rivale a Russia Unita con più probabilità di vincere e invitare gli elettori a votarlo per non disperdere i voti ndr]. Questo progetto ci aiuterà a eleggere deputati indipendenti nella Duma di Stato, e non i ladri della “Russia Unita”, il partito che sostiene Putin. L’obiettivo finale è quello di ottenere le dimissioni di Putin.