Radio Siani: la radio che resiste alla Camorra

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14 Gennaio 2021

Dal 2009, i giovani volontari e collaboratori di Radio Siani cercano di soffocare la Camorra nel loro territorio di Ercolano. La radio della legalità si batte per mantenere un’informazione indipendente, i valori dell’antimafia e i diritti sociali. Tutto questo in una regione dove la cultura e l’informazione sono poco valorizzate.

di Lea Marchal, traduzione di Lara Malacarne, tratto da Café Babel.it

Al civico 62 di Corso Resina a Ercolano, le stanze sono grandi e il soffitto alto. È qui che si insediò la famiglia del clan mafioso Birra per esercitare il controllo assoluto sul quartiere. Ma dal 2009 e dall’istituzione della confisca dei beni della mafia, la casa è occupata da una radio associativa. Centinaia di scritte a pennarello decorano la stanza che si affaccia sulla strada. Da “Camorra merda” a “Le idee non si fermano con la paura”, le frasi dimostrano lo spirito ormai presente tra questi muri. «Qui veniva decisa la vita o la morte di molte persone. Occupare questo posto è anche un’azione simbolica, poiché è qui che, in un certo senso, è nata la rivolta». Giuseppe e Gabriele fanno il giro della casa in cui hanno installato la loro radio dieci anni fa. Da diversi mesi i locali sono vuoti, in attesa che arrivino i soldi necessari a iniziare i lavori di ristrutturazione.

In Italia, si stima che circa 100mila beni siano stati confiscati dai tribunali in seguito alla legge del 1982 sulla confisca preventiva di quelli che vengono chiamati anche “beni illeciti”

In Italia, si stima che circa 100mila beni siano stati confiscati dai tribunali in seguito alla legge del 1982 sulla confisca preventiva di quelli che vengono chiamati anche “beni illeciti”. Dal 1996 e dalla legge sull’uso sociale dei beni confiscati, i beni immobili devono essere riutilizzati da istituzioni, autorità locali, cooperative o associazioni di interesse pubblico. I beni mobili come automobili, barche e altre attrezzature possono essere rivenduti. Secondo l’associazione Libera, attualmente ci sono 16.446 immobili ridistribuiti dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati. 865 di questi hanno un uso prettamente sociale.

In memoria di Giancarlo Siani

Nell’autunno del 2009, a Ercolano, la casa del clan Birra viene, per l’appunto, confiscata. La sua gestione è stata affidata a un gruppo di giovani desiderosi di animare la città attraverso una nuova comunità radiofonica ed eventi culturali. Nello stesso periodo, la Camorra continua però a colpire vittime innocenti, in particolare uccidendo per errore il giovane cantante Salvatore Barbaro. Poche settimane dopo, Sofia, proprietaria di un panificio in città, rischia la vita a causa di una bomba messa davanti al suo locale, dopo aver rifiutato di pagare il pizzo all’organizzazione criminale. Agli occhi dei giovani volontari della città, è la goccia che fa traboccare il vaso: si mettono in moto e il 21 novembre 2009 organizzano una marcia per la resistenza e la giustizia. Dalle persone 30 persone iniziali, alla fine dell’evento sono oltre mille. Da lì nasce Radio Siani, per rispondere alla violenza della Camorra.

Giancarlo Siani era un giornalista investigativo campano. Fu ucciso dalla Camorra il 23 settembre 1985 quando aveva soltanto 26 anni. Indagava sulle collusioni tra criminalità organizzata e politica locale e, in particolare, sugli appalti pubblici legati alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 1980, in provincia di Avellino. La radio celebra quindi la memoria di un giornalista, assassinato per il lavoro che svolgeva sul territorio.

Foto di Giancarlo Siani al Museo d'Arte contemporanea di Napoli

Nel 2010 il gruppo informale di giovani diventa un’associazione formata da una cinquantina di membri. Prendono il nome di Zona Rossa, in riferimento alla zona a rischio intorno al Vesuvio dove vivono e al sangue versato dalla Camorra sul territorio. Al fianco dell’associazione antimafia Libera, sono consapevoli della necessità di informare la cittadinanza in merito alle pratiche mafiose e stimolare una risposta basatia sui princìpi della legalità e dell’antimafia sociale. «In questo territorio ci siamo resi conto che la conoscenza delle attività della Camorra era molto bassa, nel senso che nessuno sapeva come si fosse comportata o quali fossero i danni che aveva causato e che provoca ancora oggi», spiega Giuseppe Scognamiglio, socio fondatore di Radio Siani. Mentre inizialmente coprivano principalmente i processi ai mafiosi attraverso dirette radiofoniche, ora stanno gradualmente espandendo il loro contenuto per parlare di vittime innocenti della criminalità organizzata e delle attività dell’antimafia più in generale. «Dovevamo essere i portavoce della memoria delle vittime», aggiunge Giuseppe.

«Parliamo di legalità e cultura per affrontare la Camorra»

«Per affrontare la Camorra, parliamo di legalità e cultura. Ci siamo resi conto che non potevamo andare direttamente “al fronte”, ma che dovevamo aggirare il problema, perché ci sono tanti fattori che permettono alla Camorra di operare sul territorio. Tra questi: l’ignoranza e l’isolamento dei giovani. Quindi proviamo davvero a puntare su questi temi». Dal chilometro zero per i sistemi alimentari alla promozione dell’ultimo libro di un autore canadese, Radio Siani cerca di raggiungere un pubblico più ampio possibile trasmettendo positività in un territorio segnato da pratiche mafiose. Un esempio concreto? Un programma radio in diretta streaming con un cieco che ha tenuto un laboratorio di cucina per non vedenti, oppure l’intervista a un regista che ha fatto recitare dei detenuti in una commedia sui giovani e l’attrattività della mafia.

Pomodori ciliegino e reinserimento

La cooperativa sociale Radio Siani nasce nel 2012 e ha l’obiettivo di perpetuare il movimento nato nel 2009, nonché ampliare le proprie attività per offrire nuove opportunità di reinserimento sociale a persone svantaggiate. La struttura conta sette partner attorno ai quali gravitano una serie di collaboratori esterni che partecipano ad attività specifiche. Come la maggior parte delle associazioni e cooperative italiane, le risorse finanziarie sono scarse e il mantenimento delle attività è una sorta di sport da combattimento. Il modello economico di Radio Siani si basa su diverse entrate più o meno stabili. Innanzitutto, sovvenzioni europee, governative o regionali relative a bandi per progetti specifici. I soci si affidano anche alla coltivazione di un campo di pomodori ciliegino ai piedi del Vesuvio, confiscato alla mafia – la coltivazione di un ettero di terreno permette di impiegare tre persone. Inoltre, da poco, i giovani di Radio Siani stanno cercando di diversificare i raccolti su questo terreno vulcanico. Infine, ci sono le attività di formazione offerte alle scuole, le missioni di reinserimento per giovani svantaggiati ed ex detenuti. Le campagne di comunicazione e di sponsorizzazione completano il reddito della cooperativa.

 

Giuseppe Scognamiglio, socio fondatore di Radio Siani, nella sede della radio

Quanto alla stabilità del loro modello di business e alle possibilità di remunerazione, Giuseppe e Gabriele non nascondono il fatto che la situazione sia tutt’altro che confortevole, per loro come per l’intera struttura. Ma la situazione generale della regione e del paese permette di aprire nuovi orizzonti. «Per anni ci siamo confrontati con tanti modelli occupazionali negativi. Siamo stati sottopagati e sfruttati. Quindi, alla fine, fare una cooperativa guadagnando poco, ma essendo i capi di noi stessi, liberi di decidere se lavorare e quanto su una determinata attività. In fin dei conti, è anche una scelta di vita. È quasi impossibile trovare un lavoro qui al Sud. Allora, piuttosto che andare a cercare lavoro altrove, preferiamo cercare di creare un futuro con la cooperativa», dice Gabriele, entrato a far parte della struttura tre anni fa.