Spagna. Socialisti primo partito, batosta per i popolari, ecco Vox

di

29 Aprile 2019

Ora spazio ai patti di governo. Il partido Popular ha perso tre milioni e mezzo di voti. In Spagna due milioni e mezzo di votanti si riconoscno nei franchisti di Vox

Vince Pedro Sanchez. Perde Pablo Casado, nuovo corso del Partido Popular. Ciudadanos diventa la nuova opzione politica di centro destra, Unidas Podemos è partito chiave per formare il governo, i franchisti di Vox fanno una scorpacciata a destra e rubano due milioni e mezzo di votanti ai popolari. Fra i partiti indipendentisti o nazionalisti, ottima performance di Esquerra republicana in Catalunya, così come buoni risultati per i nazionalisti baschi, di sinistra e di centro. Nel paese Basco il Partito popolare non ha avuto nessun rappresentante eletto, è record.

Fino a qui i risultati che vedete nel grafico che citiamo da El Pais.

Le prime analisi, aspettando i dati finali e anche di avere il tempo necessario per leggere bene i numeri, dicono una cosa semplice. La campagna elettorale del Partido Popular, spodestato da pedro Sanchez con Podemos e il Partido nacionalista vasco nella mozione di sfiducia costruttiva, è stata un ‘fracaso’, un disastro. Pablo casado, sorriso durban e capelli ben pettinati, tanta retorica del far re-innamorare la destra del suo partito, ha scelto di far pendere il partito sempre più a destra verso l’emergente franchista Vox, misogino, razzista e xenofobo, oltre che nostalgico. Un errore che non gli è stato perdonato, che ha premiato l’orginale al posto della copia e che, al tempo stesso, ha portatovoti anche Ciudadanos, nonostante le pessime performance del suo lider Albert Rivera durante i dibattiti televisivi, decisivi per spostare il voto non ancora aggiudicato.

Pensate che i popolari hanno perso tre milioni e mezzo di voti, sono a una decina di seggi sopra Ciudadanos e non hanno avuto nessun eletto in alcune autonomias, fra cui nei Paesi baschi. Zero.

Podemos, anzi Unidas Podemos, ha recuperato bene rispetto alle scissioni interne e si posiziona come ago della bilancia, potrà lavorare bene e formare governo se ancora c’è un senso logico nella politica (il che è sempre tutto da dimostrare).

I socialisti hanno compiuto l’impresa storica dopo undici anni tornano a essere primo partito, e l’effetto Sanchez dovrà far riflettere il vecchiume dei baroni del partito.

Lo osteggiarono, lo umiliarono, nonostante avesse con sé il popolo delle primarie, gli fecero la guerra, El Pais in testa. Adesso ha vinto, nelle urne, con un buon risultato e dovrà scegliere con chi governare.

Vox ci dice che la Spagna profonda, quella una grande e libre, quella nostalgica, quella del dittatore morto nel suo letto c’è e ci sarà ancora per qualche tempo. Han fatto campagna nei luoghi dove la miseria morde, perché sanno dove prendere la rabbia, han fatto leva sulle proposte più retrive in tema di genere, democrazia, accessibilità. Son riusciti anche a impedire a giornalisti di origine nazionalista a partecipare al meeting di chiusura. Insomma, franchisti intolleranti e razzisti. Eppure con un exploit atteso e impressionante.

A Livello di mappa del voto: tranne la Catalogna, tre circoscrizioni su quattro, e il Paese Basco, il resto è rosso Psoe, con qualche piccola macchia blu dei popolari; Avila, Salamanca, Orense e Lugo.
In Catalogna Esquerra Republicana, che conta il maggior numero di prigionieri politici in carcere per la vicenda del referendum, ha avuto un grande risultato, a Barcellona città hanno vinto i socialisti catalani.

Nei Paesi Baschi grande soddisfazione di Arnaldo Otegi di Eh Bildu, il Pnv rimane primo partito e bene i socialisti, mentre il Partido Popular non prende, come detto, nemmeno un seggio, non uno.

Fra i primi commenti che circolano sulle reti sociali quelli che riguardano il senso politico del voto: che cosa dice questa mappa?

Per esempio, sostiene un giornalista di una testata importante perché legata ai territori come El Salto, che gli spagnoli vogliono far pace con la Catalogna. Il tema dei nazionalismi o indipendentismi è stato molto divisivo in campagna elettorale con Sanchez accusato dalla destra di voler svendere il Paese a chi si vuole separare dalla Spagna. I toni verbalmente armati, però, non hanno avuto la meglio, anche se il dato franchista è comunque considerevole.

Adesso tocca alla politica del compromesso, con una logica convergenza fra socialisti, Podemos e qualche seggio dai nazionalisti, che però sono un soggetto da maneggiare cn cura, proprio per il nodo catalano. Ma meglio aspettare, leggere con attenzione le dichiarazioni delle prossime ore, capire i posizionamenti per avere le idee chiare.
In ogni caso per Sanchez la missione è compiuta.