di Sofia Nardacchione and Sentiti Libera
1 Agosto 2020
Il podcast a cura di Libera Bologna e Q Code Mag in occasione del 40° anniversario dell’attentato, con le voci di chi l’ha vissuto in prima persona
2 agosto 1980, ore 10.25. La stazione di Bologna esplode, crolla, si squarcia. Ci sono 85 morti e 200 feriti. Oggi, sono passati quarant’anni dal più grave attentato terroristico del secondo dopoguerra: un attentato neofascista.
Una strage sulla quale la verità non è ancora stata raggiunta: solo a febbraio di quest’anno si è chiusa l’indagine sui mandanti, come raccontano la storica Cinzia Venturoli e Paolo Lambertini, vicepresidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime del 2 agosto 1980. È proprio grazie alla tenacia dei familiari che le indagini non si sono fermate: come diceva Lidia Piccolini Secci, che insieme al marito Torquato ha fondato l’associazione dei familiari, dopo aver perso il 2 agosto il figlio Sergio di 24 anni, “i terroristi hanno compiuto un solo errore. Uno solo, ma l’hanno compiuto: quello di far scoppiare la bomba a Bologna”. Perché la risposta della città fu immediata, come racconta Agide Melloni, che guidò fino alla mattina dopo la strage l’autobus 37, per trasportare prima i feriti e poi i morti, facendo da spola tra la stazione e gli obitori della città.
Il podcast di Sentiti Libera, a cura di Sofia Nardacchione: