Berlino Est di Liza Candidi
Il ’68 irreale in un socialismo reale
“La ribellione contro i padri – che nell’ovest della Germania, ancora poco de-nazificata, era declinata nel motto ‘Non fidarti di nessuno che abbia più di 30 anni’ (Trau keinem über 30) – nella DDR antifascista assumeva le forme di un malcelato disprezzo per i vecchi funzionari di partito, convinti di rappresentare comunque la metà migliore della Germania.”
E non so perché (o forse lo so bene), ma questa frase mi ha fatto pensare alla tristezza, una tristezza privata che, nel ’68 ci ha raccontato il gruppo “The pretty thing”, trovato per caso nella mia ricerca, e il testo, a un certo punto dice:
Torn in the heart, you’re playing the part
Courage, it is so demanding
Loud brass in bands, marching through lands
Life snatching hand is near
Cina di Gabriele Battaglia
Una grande tempesta
Ho scelto una voce femminile per questo sessantotto cinese.
Senza appigli culturali e ignorando se nella Cina di quel tempo fosse possibile ascoltare Aretha Franklin, ma con la convinzione che “Think” e “A Change Is Gonna Come” siano riconducibili a parole-chiave della narrazione meravigliosa di Gabriele Battaglia.
I go to the movie and I go downtown
Somebody keep tellin’ me don’t hang around
It’s been a long, a long time coming
But I know a change gonna come, oh yes it will
Grecia di Christian Elia
Il lungo inverno greco
Dopo dieci anni dall’uscita di Great balls of fire, Jerry Lee Lewis durante uno show americano esegue di nuovo la super hit, immortale. Cosa c’entra con la Grecia?
Ho letto le prime righe di Christian Elia e ho pensato agli incendi, culturali, sociali, politici, ai terremoti internazionali e poi ho pensato agli uomini e alle donne, al rock and roll e così ho alzato il volume e ho visto questi incendi tra le dita del pianista.
You shake my nerves and you rattle my brain
Too much love drives a man insane
You broke my will, oh what a thrill
America Latina di Alfredo Somoza
Tra vittoria e tragedia
“Le idee di Guevara, che al di fuori da Cuba non ebbero mai successo e questo perché Cuba era caso irripetibile in America Latina, funsero da carburante per ciò che sarebbe successo negli anni a venire.”
Era il 1965 e suonavano queste parole struggenti, il ’68 era alle porte e si sentiva bussare forte.
qui se queda la clara
La entrañable transparencia
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Tu mano gloriosa y fuerte
Sobre la historia dispara
Cuando todo Santa Clara
Se despierta para verte.
“Il ’68 è l’ondata di cultura popolare che si traduce in musica. La primavera dei cantautori da Cuba fino all’Argentina che intonano canzoni di lotta e di amore. E’ il teatro dell’oppresso e la scuola di fumetto rioplatense. Sono i racconti patafisici di Julio Cortazar e il realismo magico di Garcia Marquez.”
E forse è il tempo di ascoltare Cortazar, come fosse una musica, come fossero le parole che stavamo aspettando da troppo tempo, che abbiamo dimenticato di riascoltare.