Parlare di affetti e feste è importante, anche dopo Natale di Francesca Messineo
La riflessione di Francesca Messineo sui rapporti familiari/sociali/vitali è da leggere.
E sul finale mi colpisce questa precisazione: “questo articolo non è un invito a dare priorità incondizionata alle nostre esigenze relazionali, né tratta dei comportamenti consigliati per evitare il contagio, né auspica che certi cambiamenti nei nostri stili di vita siano duraturi. Più semplicemente, il suo obiettivo è mostrare come il sapere antropologico potrebbe essere utilizzato per creare delle rappresentazioni condivise degli eventi e degli impedimenti dell’ultimo anno, aiutandoci a sanare molti dei traumi e dei non-detti accumulati, fatto già di per sé non secondario.”
Ho pensato a questa canzone di Thaïs Morell del 2015, del prendersi cura, del non farsi cadere.
Segura o tombo da canoa meu amor
Segura o tombo pra canoa não virar
Segura o tombo que o vento é quem manda a proa
Quem nunca andou de canoa não sabe o que é remar
La Turchia e il mercato internazionale del tessile di Luca Manunza
Istruzioni per l’uso di questa canzone: leggere l’analisi di Luca Manunza, schiacciare play e far scorrere le fotografie della bellissima galleria.
Poi fatemi sapere.
Fashion, David Bowie, anno 1980.
Fashion!
Turn to the left
Fashion!
Turn to the right
Oooh, fashion!
We are the goon squad and we’re coming to town
Libia: crimini di Guerra e fosse comuni di Eleana Elefante
“A giugno l’Autorità ha riesumato circa 120 corpi, tra cui donne e bambini. Il più piccolo ritrovato aveva solo 3 anni. Il 9 gennaio, il portavoce delle famiglie degli scomparsi, Abdulaziz Al-Jaafari, ha confermato la riesumazione di altre 4 persone. Su tutte, sono presenti chiari segni di tortura.”
…
…
…
Psycho Killer
Qu’est-ce que c’est
Fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
Run run run run run run run away
Cypehr: il fumetto come testimone oculare di Luca Rasponi
Luca Rasponi, concludendo il suo articolo ci ricorda che l’obiettivo di Cypher è far sì che il lettore possa «leggere, imparare e, auspicabilmente, agire».
Ho scelto la canzone che mi viene in mente se penso ad agire, dopo aver imparato. Get up, stand, Bob Marley, 1973.
Get up, stand up
Stand up for your right
Get up, stand up
Don’t give up the fight
Sradicamento di corpi e di memorie di Angela Curina
“L’occupazione israeliana si lega visceralmente alle pratiche di espropriazione della terra. Il dispositivo coloniale, d’altronde, risponde alla necessità di addomesticamento dei corpi terrestri, fisici ed epistemici ai fini di sfruttamento, produzione e riproduzione. Questi corpi alienati delineano dunque una topografia ben precisa di quello che vuole essere il progetto del colonialismo israeliano: la pulizia etnica di un popolo rimosso dalla narrazione e dall’immaginario.”
There’s a rhythm and rush these days
Where the lights don’t move and the colors don’t fade
Leaves you empty with nothing but dreams
In a world gone shallow
In a world gone lean
Pane, libertà e dignità di Christian Elia e Celeste Gonano
A 10 anni dalla primavera Araba, Q code Magazine decide di realizzare uno speciale nasce per tenere assieme una selezione dei racconti sul campo di quei giorni, passando per analisi di medio e lungo periodo, passando per un autoracconto che, mai come dopo quei giorni, ha rivoluzionato anche il giornalismo.
Da una ricerca che ho fatto, è emersa questa canzone che non conoscevo ma trovo veramente intensa. Questo brano “غابة” (Una Giungla) è un classico del dialetto egiziano scritto dal poeta Ahmed Fouad Negm e dal musicista e compositore Sheikh Imam.
Una giungla, i suoi cani sono lupi
Uccidono tutti
E chi si avvicina alla giungla
Sarà mangiato
E chi si allontanerà
Il dolore lo divorerà
Chiunque uscirà dal suo buco
Per il cibo
Sarà umiliato o verrà preso a pugni
L’inverno nell’arte di Lorenzo Pini
L’articolo di Lorenzo Pini ripercorre il fascino dell’inverno sulla tela d’artista.
Appena ho letto inverno, mi è entrato in teta Fabrizio De Andrè e non c’è niente da fare, ormai è in loop, inverno, 1968, Tutti morimmo a stento.
Anche la luce sembra morire
Nell’ombra incerta di un divenire
Dove anche l’alba diventa sera
E i volti sembrano teschi di cera
La civiltà pandemica di Santiago Alba Rico
“Il problema, in realtà, non è il coronavirus. Il problema è un capitalismo “sindemico” in cui è impossibile distinguere tra natura e cultura e quindi tra morte naturale e morte artificiale. Il capitalismo è la sindemia.”
E così mi sono immaginata una specie di storia d’amore e un virus, cacciatore paziente. E poi c’è lei, Bjork con Virus, dall’album Biophilia del 2011.
The perfect match, you and I
You fail to resist
My crystalline charm
Like a virus, patient hunter
I’m waiting for you, I’m starving for you
Un archivio per il futuro di Elena Maranghi
Leggo un passaggio alla volta questo archivio realizzato dalla bravissima Elena Maranghi, mi colpisce questo: “Le parole chiave di Potlach Milano per Q Code Town: accessibilità della ricerca, città interculturale, linguaggi audio-visivi, esplorazione, relazione.” Quando vedo un archivio, il primo pensiero che mi viene in mente è il domani, ascoltiamo di The Kinks, 1970.
This time tomorrow, what will we see?
Field full of houses, endless rows of crowded streets
Per una critica dell’economia turistica – Venezia tra museificazione e mercificazione di Clara Capelli e Giacomo Maria Salerno
Un’intervista, un libro, un’idea di Venezia, un’idea di turismo e di futuro.
Leggere questo pezzo realizzato da Q Code mi ha generato una sottile nostalgia, una riflessione interessante, come se la pandemia avesse semplicemente tracciato un giallo evidenziatore sopra ai nodi problematici che il libro presenta. Da leggere.
E quindi chiamo in soccorso le parole di Guccini, per chiudere gli occhi e ritrovarmi là, in quel posto magico che ora mi sembra così distante.
Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare
La dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi
Venezia, la vende ai turisti
Che cercano in mezzo alla gente, l’Europa o l’oriente
Liberiamoci dal cappio: fuori c’è aria pulita di Angelo Miotto
Ho l’editoria del direttore, l’ho riletto e riletto, per trovare la canzone giusta.
E c’era questa frase che mi girava in testa “mi manca l’aria” e sapevo che si trattava di una canzone, ma non riuscivo a ritrovarla e poi mi è proprio uscita, l’ho cantata, eccoli: i Timoria, anno 1995, dall’album dal titolo 2020 speedball. Quanti pomeriggi in cameretta con questa canzone a palla di fuoco, alzate il volume e buon ascolto.
Ora che io sono qui
rabbia urlerà con te,
canti forza scoprirà
il falso che sembra vero
Mi manca l’aria
Son poeta, armato eroe
figlio dell’antichità,
non sarai più vittima,
ridi che ti salverà
Mi manca l’aria