Il mese in musica – Maggio 2020

di

31 Maggio 2020

Morire per la libertà di Sara Chiodaroli

“Yorum Grup è un gruppo musicale di protesta fondato nel 1985 a Istanbul. Fu creato da quattro amici che frequentavano l’Università statale di Marmara, ma la sua composizione è mutata molte volte negli anni.”

Così inizia questo pezzo di Sara Chiodaroli.

Questa storia mi spaventa e mi fa sentire piccola. E non ci sono altre parole che riesco ad aggiungere.

Note per il futuro di Andrea Cegna

Cambiamo musica?
Così inizia la lettera che Cegna ci introduce e ci racconta.
Un dibattito necessario, uno spettacolo che deve andare avanti.

Empty spaces, what are we living for?
Abandoned places, I guess we know the score, on and on
Does anybody know what we are looking for?
Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line
Does anybody want to take it anymore?
The show must go on

Ricordatemi di non dimenticare di Clara Capelli

Lo so, questa è una storia grande, potente, rivoluzionaria.
Eppure io sono riuscita a pensare solo alle piccole cose, ai gesti, alla forza dentro la tenerezza.
Allo spazio di un respiro, al desiderio di una vita.

Every little thing that you’ve gotta have
That you’ve got to reach for and you’ve got to grab

Arabpop la recensione di Christian Elia

Devo ancora leggere il libro di Silvia Moresi e Chiara Comito, ma oggi mi sono ascoltata la presentazione su Facebook e ho letto la recensione del condirettore Elia.

Mi basta sapere questo: “Arabpop ha il grande pregio di voler parlare a tutti, non solo agli addetti ai lavori. Ha l’ambizione – come spiegano le curatrici nell’introduzione – di offrire strumenti altri delle “mistificazione e dei pregiudizi” con i quali raccontiamo un mondo intero. E ha il merito di smontare l’idea di una società monolitica, ‘araba’ in quanto tale, per definizione che non riesce a liberarsi da orientalismi di ieri e di oggi.”

Non vedo l’ora di aprirlo e trovarci dei mondi lontani, dei mondi vicini.

E vorrei iniziare dalla poesia e poi farla intrecciare con la musica e voglio vedere accadere gli eventi, come dice Silvia Moresi.

Che fine ha fatto la poesia? Io la cerco e non la trovo. E invece, eccola qui.

 

Italia tra color che son sospesi di Serena Chiodo

Il discorso sui medici, gli specializzandi, la regione Lombardia è monotono e ingiusto come la macchina motivazionale dei Camillas che, nell’ossessione, hanno creato perfettamente il meccanismo che traduce questo articolo in musica.
E un abbraccio a Mirko Bertuccioli, che ora non c’è più.

dai, dai, dai, dai
dai, dai, dai, dai

In Chile è tornata la paura? Di Francesca Messineo

E quando torna la paura, io riesco solo a rimettere in cuffia Victor Jara e ho scelto per voi “Manifiesto” anno 1974.
Da ascoltare nel silenzio e nella confusione.

Que no es guitarra de ricos
ni cosa que se parezca
mi canto es de los andamios
para alcanzar las estrellas,
que el canto tiene sentido
cuando palpita en las venas
del que morirá cantando
las verdades verdaderas,
no las lisonjas fugaces
ni las famas extranjeras
sino el canto de una lonja
hasta el fondo de la tierra.

La pulsione di annullamento, virus gemello che contagia la mente Lettera della Cooperativa Sociale di Psicoterapia Medica

Dove vola l’aquilone
Lì ferma la ragione
Non pensar di pensare

Dopo aver ascoltato queste tre righe, ho scelto di abbinare questa canzone al contagio della mente.
Un tema che ci interroga e che, per molti, vuol dire stare ancora chiusi in casa, intrappolati, senza aquiloni da far volare, senza riuscire a guarire, pur apparentemente senza essersi mai ammalati.

Passeur di Christian Elia

Non so se il condir sarà d’accordo con me, ho scelto per questa recensione una canzone relativamente “giovane”, un ritmo che incalza, un testo semplice che convince.
Massimo volume, mi raccomando.

Long live the pioneers
Rebels and mutineers
Go forth and have no fear
Come close the end is near
And I say hey, hey hey hey
Living like we’re renegades

Rapsodia in blu, l’epica malinconia di Andrea Serio di Luca Rasponi

Luca Rasponi conclude la sua recensione così: “Tra Gipi, Hopper e Gershwin, l’opera di Andrea Serio conquista per la delicatezza e l’intimità con cui racconta vicende storiche e personali difficili, a tratti tragiche. È un’epica malinconica, la sua.”
E poi mette la Rapsodia in Blu, ma se serve ancora un po’ di musica per aprire la prima pagina del fumetto, eccola qui la musica perfetta: Goldmund – Threnody, ad libitum.

Il tempo degli operai di Clara Capelli

E’ del 1973 la canzone che ho scelto come colonna sonora, anzi come sigla di inizio per la visione del documentario in quattro episodi per la regia di Stan Neumann che ci presenta questo mese Clara Capelli.
La canzone non è delle più conosciute, ma ha il passo lento delle storie faticose ed è importante riascoltare, non dimenticare.
(Bellissimo tutto l’album “Il giorno aveva cinque teste”).

S’alza il sole sui monti
E sono arrivato a Milano
Città dell’abbondanza e dei miracoli e della Madonna
Cala il sole sull’acqua
E non ho nemmeno la forza di guardarmi la mano

Morire soli di Leonardo Castelli

Quanti racconti abbiamo letto e ascoltato in questi giorni?
Ma questo è un tema che mi tocca molto.
Morire soli, lontani dal calore di una mano che stringeremo per l’ultima volta, prima di soffocare, prima di salutare, in silenzio, la vita.
E così racconta Leonardo Castelli: “E d’improvviso il loro dolore è diventato il mio. E’ stato molto difficile per me alzare la macchina fotografica per immortalare il loro ultimo saluto. Vero, straziante, umano. Quell’umanità che si faceva largo in mezzo alle tute asettiche degli operatori cimiteriali. Quell’umanità che attraverso la richiesta di poter assistere alla sepoltura reclamava il suo spazio. Purtroppo il virus non conosce umanità e le fin troppo rigide normative al riguardo non conoscono pena.”
Non so perché ho scelto questa canzone di De Andrè, ma mi è arrivata come un’epifania. L’ho messa in sottofondo, ho riletto il pezzo e sul finale ho guardato le foto. Buon ascolto.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
Andiamo all’altro mondo bighellonando un poco
Perché forzando il passo succede che si muore
Per delle idee che non han più corso il giorno dopo
Ora se c’è una cosa amara, desolante
È quella di capire all’ultimo momento
Che l’idea giusta era un’altra, un altro il movimento
Moriamo per delle idee, vabbè, ma di morte lenta
Vabbè, ma di morte lenta

Ogni mese tutte le canzoni (o quasi) potrete trovarle raccolte in una playlist su Spotify!

E, come sempre, Que Viva la musica!