L’aspetto politico dei pandora papers di Clara Capelli
“Dal vaso scoperchiato sono emersi milioni di documenti, castelli e ville a Malibu e centinaia di personalità coinvolte: leader mondiali e politici di più basso rango, criminali e celebrità.”
Le parole di Clara Capelli mi arrivano sempre in soccorso sulle questioni economiche di cui poco riesco a comprendere. Leggendo mi ero immaginata una musica, ma poi cercandola, ecco che arrivano i Pink Floyd e vabbè, alla fine hanno vinto loro.
Money, well, get back
I’m all right Jack, keep your hands off of my stack
Money, it’s a hit
Don’t give me that do goody good bullshit
I’m in the high-fidelity first class travelling set
You know, I think I need a Lear jet
Money, it’s a crime
Share it fairly but don’t take a slice of my pie
Money, so they say
Is the root of all evil today
Munnu, storia di un ragazzo del Kashmir di Luca Rasponi
“Con il suo poderoso tomo di 352 pagine fitto di vignette, informazioni e storie, racchiuse nella griglia rigida di tavole in bianco e nero dominate dai toni scuri, Sajad trasmette la voglia di vivere di un popolo che non si rassegna, nonostante tutto, alla triste condizione in cui sembra essere stato relegato dalla Storia.” Così ci consegna Luca Rasponi un popolo che non si arrende e allora sono andata a cercarmi una musica dei Led Zeppelin che non si arrende e porta nel nome esattamente il luogo in cui Munnu vive, soffre e celebra la sua esistenza.
Talk in song from tongues of lilting grace
Sounds caress my ear
And not a word I heard could I relate
The story was quite clear
Che ne faremo delle camicie nere di Christian Elia e Angelo Miotto
“Il fascismo non è un’opinione, giusto ripeterlo. Com’è giusto smetterla di pensare che chi propaga odio possa o debba avere un podio da cui fare propaganda.” Con queste parole i direttori chiudono la riflessione su fascismo e anti-fascismo, che cosa posso aggiungere? Quale canzone?
Cesare, Enzo Jannacci
Così, perché le persone fanno le rivoluzioni.
Mamma perdonami se t’ho fatto piangere
E’ stato il primo amore che mi ha tradito
Mamma perdonami se t’ho fatto piangere
Evviva l’Italia libera
E la Libertà!
Avete reso l’università un’azienda. Perseguendo solo il profitto di Angelo Miotto
Quando uscì la notizia guardai tutto il video, ogni parola in quell’istante mi sembrò cruciale, importante per loro, fondamentale per me.
Mi sono messa a rovistare nella musica ed ho scovato loro i Fast Animals and Slow Kids e li ho scelti così, come fosse un viaggio nel tempo fino ad oggi, al presente.
Ricordatevi di noi fra trent’anni
Che avremo bisogno di voi
Sarete l’orgoglio di tanti
Ma solo un appiglio per noi
Come Reagire
Davvero
Al presente
I desaparecidos della democrazia. A Santiago Maldonado di Francesco Fusi
Ricordo chiaramente il mio primo viaggio in Argentina, 5 mesi che mi cambiarono la vita.
La mia prima manifestazione quando scomparve Jorge Julio López, ero arrivata solo da un paio di settimane e parlavo poco il castellano, ma ad un certo punto si alzò un canto, uno di quei canti che avevo ascoltato migliaia di volte durante l’università, durante la mia giovinezza.
Iniziò ed io stavo camminando al fianco de las habuelas e so che il tempo non potrà mai cancellare quel momento. Come Santiago, nemmeno Jorge riapparve, dopo 15 anni non ci sono tracce.
Ascoltiamo ancora una volta quella canzone, oggi, ancora, sempre.
Aprendimos a quererte
Desde la histórica altura
Donde el sol de tu bravura
Le puso cerco a la muerte
Magazine cartaceo: si (ri)parte di Christian Elia e Angelo Miotto
“Metteremo al centro del nostro progetto la rivista cartacea, che resta ispirata dalla geopoetica, ma che cambia formato, che continua a interrogarsi su parole/temi/titoli, ma li esplode anche sulla sua parte online e non più solo su quella cartacea.
Verranno tempi nuovi, nuove partenze, o ripartenze, ma per quello bisogna sempre ricordarsi da dove si viene.”
If living is seeing
I’m holding my breath
In wonder – I wonder
What happens next?
A new world, a new day to see
I’m softly walking on air
Halfway to heaven from here
Sunlight unfolds in my hair
Selva de pedra di Luca Meola
“Ho cercato di farlo passando le mie giornate in strada a fotografare tutto ciò che mi colpiva e mi incuriosiva: contrasti, povertà, violenza, l’esodo di pendolari stanchi da una parte all’altra della metropoli, ma anche teneri e profondi baci di coppie appartate negli angoli nascosti delle stazioni della metropolitana.”
Le immagini di Luca Meola raccontano una società che raramente ci viene raccontata e oggi ho trovato addirittura la colonna sonora perfetta.
Porque na selva de pedra não está
A vida é difícil
Sei que não estou preso, mas não me sinto livre
Somos prisioneiros desta condição
Nunca soube o que é o amor
Sentiu falta de calor
Onde que está o amor? Diga…
Alguém me diga, porque
A vida deve estar em outro lugar
Costruire rendendo visibili gli invisibili e pari i dispari di Alessio Di Florio
Le atmosfere del racconto di Alessio di Florio mi hanno riportato (non sono fino in fondo perché) a questa canzone Stefano Vergani, mi ricordo che la ascoltavo i primi anni in cui vivevo a Milano, quando perdevo i contorni e mi ritrovavo nella sua voce.
E allor pensai che mai
Fossi felice
Che tutta quella luce
Era che una lampadina
Accesa nella sera