20 Gennaio 2019
Il naufragio del 6 novembre 2017, costato la vita a circa 20 persone, e le pesanti responsabilita’ europee, in una ricostruzione multimediale del New York Times.
Dal 2016, Italia ed Unione Europea hanno affidato le operazioni di Search & Rescue sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale alla Guardia Costiera Libica, dando cosi’ inizio ad operazioni di “respingimenti per procura” che hanno causato la morte di centinaia di persone e la violazione dei piu’ basici diritti umani.
Tra loro, un gruppo di centoventi persone che, il 6 Novembre 2017, si mettevano in mare dalle coste libiche, in mano a scafisti ed in condizioni disumane, per cercare di arrivare sulle coste italiane. La loro richiesta di soccorso alla Guardia Costiera Italiana fu affidata alla Guardia Costiera Libica, che intervenne causando un costo umano altissimo, la morte di circa 20 persone e pesanti maltrattamenti ai sopravvissuti. La nave umanitaria Sea Watch 3, sopraggiunta anch’essa sul luogo del naufragio dopo la segnalazione di emergenza, riusci’ a mettere in salvo piu’ di cinquanta persone, ma fu attaccata dai militari libici, che impedirono a molte persone di salvarsi.
Un multimedia a cura del New York Times, Forensic Oceanography e Forensic Architecture ricostruisce l’evento e le responsabilita’ di tutti.
Rapporto sulle responsabilita' del naufragio, Forensic Architecture
Rapporto multimediale sulle responsabilita' del naufragio, Forensic Architecture
Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya, OHCHR, 18 Dicembre 2018
Videoricostruzione forense del naufragio, Forensic Architecture