Something with energy. Era il titolo della musica commissionata a Michael Nyman ed eseguita da Sentieri selvaggi a Genova, tanti anni fa, non ricordo più nemmeno quanti. Nel dopo concerto in un salotto accogliente ero insieme ai musicisti. Dario Del Corno, sempre così gentile con noi ragazzi cresciuti, mi presentò Giulio Giorello, perché sapeva del mio interesse per i baschi. Ricordo quello sguardo, o erano gli occhiali, sghembo; una familiarità immediata cortese e curiosa, l’eloquio, l’attenzione che prestava ai miei racconti quella sera.
Da allora i nostri incontri si fecero negli anni più costanti, a volte mi portava in Corso di Porta Romana in un bar dove gli piaceva gustare un’ostrica, era sempre affabile e gentile. Poi venne il giornale E – il Mensile con l’amato Gianni Mura direttore e lo chiamammo come collaboratore del mensile. La sua rubrica si chiamava Spiriti liberi, il primo intervento, manco a dirlo, dedicato a Giordano Bruno, che Giorello indicava come figura che avrebbe potuto ben rappresentare l’Occidente. Scriveva: «Bruno potrebbe rappresentare il simbolo della parte migliore dell’Occidente, proprio perché nel suo universo infinito non c’è più centro assoluto e perché la relatività di ogni punto di vista costituisce la garanzia del rispetto e della tolleranza». Ahimé, aggiungeva Giorello, questa fu la sua unica ‘colpa’ che scontò con la morte il 16 febbraio del 1600.
Con Giulio Giorello ho parlato di Barbapapà, non era difficile per il suo amore per i fumetti, di musica in un pomeriggio bello di confronto fra lui ed Enrico Micheli con i Sentieri selvaggi in concerto e sempre con l’ensemble nella stagione ‘Diritto di…’, dove a Giorello non poteva che toccare di aprire il concerto intitolato Diritto al dissenso.
Dissentire è un diritto. Esprimersi è un diritto, come usare la propria conoscenza per interpretare il mondo, come ha insegnato a migliaia di giovani ora adulti che ricordano ancora con passione una capacità oratoria che faceva passare il tempo in modo piacevole. Una volta gli parlai di Arnaldo Otegi, figura centrale della sinistra basca, e della persecuzione a mezzo magistratura politicizzata spagnola che stava subendo. Lui provò a candidarlo all’interno di un consesso internazionale che sostenevano personaggi simbolo del ‘costruire pace’. Lo fece in maniera generosa e appassionata, informandosi e studiando, anche se la votazione poi scelse un altro profilo. Animo ribelle, spirito libero appunto, da lui ho appreso una frase che spesso cito in Kratos e anche nella quotidianità quando dico che ‘il conflitto genera energia’.
Me lo disse lui, in più occasioni e in discorsi diversi e mi si stampò in testa come scritto sulla pietra.
Il conflitto genera energia è una dichiarazione che non significa guerra. Ma intelligenza delle cose e capacità di dissentire, fino a conseguenze forti, che generano il confliggere. Ma lo scontro genera energia e in questo secolo di normalizzazione politica e digitale questa frase sentita anni fa mi è sembrata sempre così attuale da evocarla spesso.
Rivendicare i nostri diritti è confliggere, spesso. E spesso contro il buon senso comune, una volta avrei scritto ‘e borghese’ ma ci siamo capiti, che vuole una pacificazione normalizzata. Casi della vita: oggi leggevo degli indagati per una critta su un muro con parole che non incitano all’omicidio, ma che esprimono dissenso, che sono espressione di conflitto e mi son ritrovato a pensare ancora a questa energia. Non è necessario essere d’accordo con la scritta, è il fatto che la scritta possa essere dissenso e possa provacare conflitto che mi interessa ricordare qui.
Ecco perché ringrazio per aver incontrato, io ma mille e mille altri (ché la notizia non siamo noi che scriviamo, ma quello di cui scriviamo), Giulio Giorello. Un giorno venne in redazione e mi dettò la rubrica. Si sedette, si tolse gli occhiali, con quello sguardo miope e il viso sempre curioso, e mi dettò dalla prima all’ultima parola con la punteggiatura. Un caffé, l’impermeabile, l’andatura sbilenca per un ginocchio dolorante e via.
Ciao Giulio. Grazie