Esiste una terra sconfinata chiamata Spagna “vacìa”, cioè vuota, visitata da pochi. È la silenziosa Spagna interna della Mancia, a sud di Madrid, dove la vita rurale continua per inerzia in villaggi ancora intatti. In questo ‘mare di terra’, lontano dalla movida dei luoghi più blasonati, si assapora un’atmosfera sempre più rara da trovare.
La Meseta mi si apre davanti come un oceano pietrificato da attraversare, onda dopo onda. Oltre Toledo entro nel nulla della regione manchega. Su questi altipiani che si elevano fino a 1000 metri di altezza il vento è una costante e spinge senza sosta la pale dei mulini. Non a caso Cervantes vi ambientò il Don Chisciotte. Sulle orme del romanzo mi ritrovo così in ‘transito’ tra motel e stazioni di servizio, sotto nuvole che corrono veloci, inseguendo il vento.
A sud di Madrid l’autostrada si dirige verso un caldo e seducente orizzonte che sembra sempre irraggiungibile. Arrivo a Tembleque nell’ora più immobile, le 13 di domenica. Il paese è in catalessi, schiaffeggiato dal vento. Mi arrivano a ondate le voci chiassose di un pranzo in trattoria e i rumori delle stoviglie, unico segnale di vita. Se non fosse stato per uno dei romanzi più famosi della letteratura mondiale, probabilmente questo angolo di Spagna sarebbe rimasto del tutto sconosciuto al turismo.
Da Tembleque («La porta della Mancia» secondo Cervantes) risalgo in macchina verso Campo de Criptana.
I mulini a vento sui crinali delle colline rimandano inevitabilmente alla sfortunata contesa dell’eroe di Cervantes, che li aveva confusi con dei giganti da combattere.
A Campo de Criptana una guida mi accompagna dentro un mulino. La parte superiore è staccata dal corpo centrale. Questo permette al tetto di girare su se stesso, in modo da orientare le pale in base alla direzione del vento, tramite il palo de govierno. Il molinero manovra questo meccanismo a seconda delle condizioni atmosferiche.
Cervantes parlò di questo Campo (de Criptana), dove oggi si trovano 10 mulini, nel capitolo 8. «Descubrieron treinta o cuarenta molinos de viento que hay en aquel Campo», racconta la voce narrante. La lotta contro i giganti-mulini è uno dei passaggi più noti e simbolici del Don Chisciotte e l’amministrazione locale ne fa buon uso, gestendo in modo impeccabile la collina ove essi sorgono, in alto sopra l’abitato. Vagabondo per le vie acciottolate che collegano la parte alta a quella bassa della città, dove si trova l’immancabile Teatro Cervantes.
Sulle sue scale un matto attacca bottone con i passanti. Una coppia sparisce nell’ingresso buio di una via secondaria. Scopro che lì si trova il Bowling. L’orizzonte continua a sfornare cumulonembi che si tamponano presso i rilievi e scaricano rovesci di pioggia gelata, seguita da un sole cocente. A quasi mille metri di altitudine, su un altipiano esposto ai quattro venti, il clima fa quello che vuole. Azzurro, bianco, ocra, sono questi i colori dominanti. Penso che la mia idea di Messico non sia distante da quello che vedo. Riprendo il viaggio verso sud.
Sospinto dal vento attraverso la Mancia fino a Consuegra. Circa 37 km a sud di Tembleque, è la città dello zafferano, celebrato a fine ottobre nella Fiesta de la Rosa del Azafrán. Consuegra è famosa soprattutto per l’immagine da cartolina offerta dal Cerro Calderico, collina adiacente l’abitato su cui si innalza il possente Castillo de la Muela. La fortificazione di origine araba è annunciata da 12 mulini a vento, tutti battezzati con nomi estratti dall’opera del Don Chisciotte.
Su queste strade senza fine i km passano a manciate. Circa 23 km a sud di Consuegra, nei pressi del villaggio Puerto Lápice, la Venta de Don Quijote è la locanda in cui l’eroe sarebbe stato investito del titolo di cavaliere, mentre l’amata Dulcinea era originaria dello sperduto villaggio di El Toboso. Qui, nella piazza principale, il Museo cervantino espone molteplici edizioni del Quijote in 47 lingue: un capriccio immancabile per il viaggiatore ispirato all’opera più tradotta al mondo dopo la Bibbia.
38 km a est di Consuegra, ad Alcázar de San Juan, il municipio si vanta di possedere il certificato battesimale di tale Miguel de Cervantes Saavedra, trovato nella chiesa di Santa María la Mayor nel 1748. Ad Alcázar di San Juan si trova anche il Museo Casa del Hidalgo, utile per scoprire com’era la vita della piccola nobiltà che ispirò Miguel de Cervantes nella creazione del personaggio del Don Chisciotte.
Ancora più a sud, le tracce di Don Chisciotte arrivano fino a Ciudad Real, dove al cavaliere cervantino è stato dedicato un intero museo. A pochi km dal capoluogo di provincia, la cittadina di Argamasilla de Alba riporta alla mente la casa de Medrano, nella cui cantina, simile a una grotta, Cervantes sarebbe stato imprigionato e avrebbe iniziato a scrivere il Don Chisciotte. «Cambiare il mondo, amico Sancho, non è follia né utopia, ma solo giustizia».
La luce del pomeriggio rende il paesaggio della Mancia epico e rarefatto: la rovina di un castello e un mulino bianco punteggiano lo spazio sempre più immenso. Adesso la pressione del vuoto è disarmante. Quando tutto intorno è vento, campi e nuvole, mi avvolge inizialmente una sensazione unica di libertà, poi questa sconfinata materia diventa essa stessa una presenza scomoda e verso sera avrei voglia di scambiare due chiacchiere di fronte a un vino locale.
Così la soluzione che vado cercando si materializza in un motel piazzato all’altezza dell’unico incrocio del paesino di Piedrabuena, alle porte di Ciudad Real. Dalla foto in bianco e nero che vedo all’ingresso, degli anni Cinquanta, capisco che sono nel posto giusto. Queste mura oggi ristrutturate nacquero come autorimessa e punto d’appoggio per i camionisti. Al “Quatro Caminos” il bar offre lupini e brioches confezionate. Il ristorante invece ha un menu manchego calorico che sperimento partendo da una zuppa di carne di pernice. Si parla di calcio con i tre avventori serali: lo stuzzicadenti balla sotto i baffi di uno di loro e ne rimango come sempre ipnotizzato. Poi mi ritiro nella stanzetta, il letto singolo è scomodo e mi rigiro pensando a domani, al vuoto là fuori, al vento della Mancia.
La Ruta de Don Quijote
La Ruta è stata inaugurata nel 2005 in occasione del 400° anniversario della pubblicazione del romanzo. Il suo ‘cuore’ letterario (oggetto di questo capitolo) è tra le province di Toledo e Ciudad Real, ma nella sua interezza tocca ben 148 comuni, diramandosi per 2500 km totali anche nelle province di Cuenca, Albacete e Guadalajara secondo criteri non sempre legati all’opera. Gli itinerari che la compongono, i cosiddetti ‘tramos’, sono 10. Si può scegliere di percorrerne alcuni a piedi o in bicicletta, anche se essere motorizzati è un grosso vantaggio negli spazi infiniti della Mancia. Un buon sito web dedicato è rutaquijote.es (solo in spagnolo).
Il romanzo di Cervantes
Don Chisciotte (1605-1615) di Miguel de Cervantes è l’opera che ha segnato la cultura letteraria spagnola ed è la prima grande opera in prosa che anticipa i temi moderni del romanzo europeo. Il protagonista Alonso Quijano è un antieroe che si batte con i problemi del suo tempo in modo irriducibile, svelando le contraddizioni della società rurale della Mancha e della Spagna in generale. Vestito della sua armatura e accompagnato dal fido scudiero Sancho Panza, Don Chisciotte percorre la Mancha per combattere le ingiustizie, ma incappa spesso in frustrazioni e sconfitte. L’episodio più celebre è proprio quello della lotta contro i mulini, scambiati da Don Chisciotte per giganti da combattere e uccidere. In sella al suo Ronzinante, raccomandando il suo cuore a Dulcinea, dà un colpo di lancia alla pala del primo mulino che si trova davanti, ma la pala roteando spezza la lancia e cavallo e cavaliere finiscono tramortiti a terra. Oggi quegli stessi mulini si stagliano sulla piana deserta ed evocano ancora il grande, imperfetto eroe spagnolo.
Questo articolo è stato ripreso da meteotrip.it – ogni clima è un viaggio