«In questa storia coltivare il dubbio appare l’unica cosa ragionevole da fare». La storia è quella di David Rossi, manager della banca Monte dei Paschi di Siena, morto il 6 marzo 2013 in circostanze mai del tutto chiarite.
Le parole sono di Antonino Monteleone, che nel sottotitolo del graphic novel realizzato a partire dalla sua inchiesta televisiva per Le Iene, ha voluto definire la vicenda in modo eloquente.
Una storia italiana. Il crack di una banca, la morte di un manager, l’ombra del Vaticano.
Parole che indicano una direzione netta verso una possibile verità, che tuttavia rimane nascosta nelle maglie di una matassa – come spesso accade alle vicende di potere italiane – che non vuole saperne di farsi sbrogliare.
A Monteleone infatti non sono bastati quattordici servizi e uno speciale di tre ore – oltre cinquecento minuti di video inchiesta – per venire a capo di una storia che resta ancora intricata e oscura.
Lo stesso giornalista, anzi, è sotto processo a Torino per diffamazione nei confronti dell’avvocato Michele Briamonte, ex consigliere di amministrazione di banca Mps chiamato in causa nel corso dell’inchiesta.
Addentrandosi nel labirinto di uno degli episodi più controversi nella storia recente del nostro Paese, David Rossi. Una storia italiana unisce elementi di fatto a elementi di finzione per offrire una possibile spiegazione dell’accaduto.
Una spiegazione comunque parziale, e che in ogni caso non può essere considerata inconfutabile. Ma in una vicenda che molti hanno rapidamente e frettolosamente archiviata come suicidio, l’opera ha il merito di lasciare il lettore con più dubbi di quelli che aveva prima di cominciare a leggere.
Nei giorni in cui si discute il varo di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del manager Mps, tra l’altro, diventa ancora più attuale il graphic novel pubblicato a fine 2019 da Round Robin, con soggetto di Monteleone, sceneggiatura di Emanuele Bissantini e disegni di Mattia Ammirati.
Nella sua ricostruzione, oltre a diverse lacune nell’attività investigativa sulla morte del manager, Monteleone porta alla luce una serie di transazioni finanziarie più o meno “ordinarie” tra Mps e l’Istituto per le opere di religione, dove lo stesso Rossi si sarebbe recato in più di un’occasione.
Un fatto che il giornalista mette in relazione, da un lato, con il naufragio del tentativo operato da papa Benedetto XVI di applicare anche allo Ior le regole della trasparenza bancaria, affidato al presidente Ettore Gotti Tedeschi.
Dall’altro lato, naturalmente, le vicissitudini di David Rossi si intrecciano con l’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, che avrebbe portato di lì a poco alla bancarotta del colosso senese.
Su queste direttrici si dipana l’inchiesta di Monteleone, che sottolinea una sovrapposizione di date quanto meno curiosa: il 24 e il 25 febbraio 2013 si svolgono le elezioni politiche italiane, mentre il 28 febbraio Benedetto XVI lascia il soglio pontificio.
L’Italia rimane senza un governo fino al 28 aprile, mentre il Vaticano è privo di guida fino all’elezione di papa Francesco, il 13 marzo. In queste settimane di vuoto di potere, con l’attenzione del Paese concentrata su tutt’altro, David Rossi muore il 6 marzo 2013.
La sovrapposizione tra un passaggio epocale della Storia e la vicenda di una persona singola, che tuttavia di quella storia potrebbe essere espressione indiretta, ricorda la coincidenza tra il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e l’omicidio di Peppino Impastato, il 9 maggio 1978.
Quale modo migliore per nascondere un delitto sotto gli occhi del mondo, mentre tutti guardano dall’altra parte? Quale momento migliore per mascherare il mantenimento gattopardesco dello status quo dietro una patina di rinnovamento?
«Quando le cose sembrano cambiare, quelli come me lavorano per assecondare il cambiamento» afferma un personaggio misterioso mentre il severo cattedrattico di Ratisbona lascia il posto al popolarissimo Bergoglio.
Che sia questa la vera natura dell’Italia? Un sottobosco di poteri occulti inestricabilmente intrecciati tra loro, all’interno del quale non è possibile avventurarsi se non a prezzo della propria vita?
Un’eterna selva oscura, dove la diritta via è perennemente smarrita?
Alla fine del graphic novel i dubbi rimangono. Accompagnati dalle parole sibilline e accusatorie pronunciate dallo stesso uomo senza nome: «Voi siete quelli che fanno finta di non capire come funzionano le cose in questo Paese».