di Luca Rasponi
9 Aprile 2019
Recensione del graphic novel di Désirée e Alain Frappier (Add editore)
Dove finisce la terra cominciano i sogni. I sogni di un mondo diverso e migliore che hanno animato la vita di Pedro Atìas, figlio dello scrittore socialista Guillermo e protagonista in prima persona della storia cilena negli anni precedenti la dittatura militare di Augusto Pinochet.
È attraverso la lente di questa straordinaria testimonianza che Désirée e Alain Frappier – rispettivamente autori di testi e disegni – raccontano tre decenni di vita nel Paese sudamericano, attraversato da vigorosi cambiamenti politici e sociali negli anni che portarono alla contestazione globale.
Il volume, recentemente pubblicato dall’indipendente Add editore di Torino, è la prima delle due parti di cui si compone il graphic novel. Ma leggendolo non si percepisce alcuna cesura, tanto è compiuto lo svolgimento della trama fino al suo epilogo, annunciato ma non per questo meno tragico.
Il racconto, al contrario, in alcuni punti risulta quasi didascalico per la semplicità con cui riesce a restituire un quadro completo e approfondito dei complessi avvenimenti narrati.
Quello che potrebbe sembrare un limite, in realtà non lo diventa mai, perché la presenza di sequenze senza balloon e con lunghe didascalie è sapientemente controbilanciata da tavole a tutta pagina, immagini mozzafiato del paesaggio cileno che rallentano il ritmo lasciando spazio alla riflessione.
Non serve uno stile eccentrico, del resto, per raccontare la vita di Pedro Atìas, perché è la materia prima a essere straordinaria.
Dall’infanzia segnata dalla separazione dei genitori alle battaglie politiche dell’adolescenza, il filo diretto con la Storia sembra non interrompersi mai.
Una Storia non solo osservata ma vissuta, che dà a questo graphic novel un importante valore documentale. Per la potenza della vicenda narrata e la ricchezza dell’appendice, che riporta scrupolosamente le fonti bibliografiche, visive e archivistiche da cui l’opera ha preso corpo.
La sensazione che prevale al termine del volume è ancora una volta quella di amarezza – così frequente nelle letture di questi anni – per un’epoca in cui tutto poteva essere e invece non è stato, risolvendosi al contrario nell’immensa tragedia della dittatura come nel caso del Cile.
Impressionanti a questo proposito le ultime pagine.
Con il destino dei personaggi comparsi nel racconto rivelato da un testo lapidario, che arriva in faccia con la forza di un treno in corsa.
Perché quando li hai incontrati nel corso della storia, quei personaggi, anche se sapevi come sarebbe andata a finire non volevi crederci. Le sparizioni, le torture e l’esilio sembravano qualcosa di irrealmente lontano dall’atmosfera di entusiasmo e di lotta che contraddistingueva quegli anni.
L’evoluzione imprevedibile degli eventi è accompagnata lungo tutto il graphic novel dalla riflessione sullo strapotere degli Stati Uniti, sull’oppresso che finisce per amare il suo oppressore grazie a quel soft power che dal secondo dopoguerra è la principale fonte di consenso globale per gli Usa.
Da tutti questi elementi prende forma un racconto profondo, poetico, romantico, con un finale drammatico da tragedia shakespeariana. Come un sogno, iniziato là dove finisce la terra, che negli ultimi istanti si rivela il peggiore degli incubi.