L’importanza della mostra di Zerocalcare al Maxxi

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9 Marzo 2019

Riflessioni sulla mostra ‘Scavare fossati – Nutrire coccodrilli’

Questa recensione non è un invito a visitare la mostra Scavare fossati – Nutrire coccodrilli, che il Maxxi di Roma ha dedicato a Zerocalcare. Anche se nel frattempo è stata prorogata al 31 marzo.

Vuole essere invece una riflessione sull’importanza dell’evento in sé: per Zerocalcare, per il Maxxi, per il fumetto italiano e più in generale per la memoria collettiva del nostro Paese.

Sono almeno tre le ragioni per cui Scavare fossati – Nutrire coccodrilli dovrebbe essere considerata in tutta la sua importanza.

La prima riguarda Zerocalcare: questa mostra, infatti, rappresenta se necessario la consacrazione definitiva per il fumettista di Rebibbia.

Dopo sette anni con l’etichetta di ‘rivelazione’ e ‘fenomeno editoriale’, Michele Rech è ormai un autore riconosciuto, con nove libri all’attivo che testimoniano pienamente l’originalità del suo sguardo.

Lui ovviamente ci scherza su, dicendo nella video intervista visibile in mostra che avrebbe scelto come titolo Il canto del cigno, pensando che esporre in un museo ‘vero’ avrebbe significato la fine per lui.

 

La fine di fronte ai compagni di mille battaglie, che lo avrebbero considerato un venduto vedendo il suo lavoro in un contenitore istituzionale e ‘borghese’ come il Maxxi (che peraltro si trova nella ricca Roma Nord… quale onta!).

Ma la fine anche di fronte ai lettori che non conoscevano ancora la sua storia personale, fatta di centri sociali, lotte politiche e appartenenza al mondo punk. Una storia che di certo non piacerà a tutti.

Eppure è lo stesso Zerocalcare a riconoscere che prima o poi doveva arrivare il momento di ricomporre questa sorta di schizofrenia, questo (apparente) sdoppiamento tra autore di successo e attivista politico.

Quale momento migliore di questo, del resto? Il tempismo della mostra è perfetto: arriva infatti in un inedito attimo di pausa, in cui per la prima volta Zerocalcare non sta lavorando a un nuovo libro, ma è concentrato sul progetto di un lungometraggio animato.

Il secondo motivo che dà importanza a questa mostra è l’istituzione che ha scelto di ospitarla.

Dopo una prima esposizione al Museo del fumetto di Milano nel 2013, già con la sua seconda personale – in occasione del cinquantennale di Lucca Comics nel 2016 – Zerocalcare ha raggiunto il massimo traguardo nel mondo del fumetto, almeno in Italia.

Il fatto che un museo votato all’arte contemporanea abbia scelto di dedicare una mostra a un fumettista è qualcosa di più. È un primo, importante, segnale di riconoscimento culturale per il fumetto, in Italia da sempre sottovalutato e bistrattato.

Anche perché non stiamo parlando di un mostri sacri come Hugo Pratt o Milo Manara, celebrati prima di tutto per le favolose doti di disegnatori e per l’atmosfera da sogno delle loro storie.

 

Zerocalcare è un fumettista contemporaneo, il suo registro narrativo può essere considerato basso se osservato con superficialità, e sulle sue qualità di disegnatore lui stesso è il primo a ironizzare continuamente.

Tutto ciò non toglie che, in questo momento, Michele Rech più di ogni altro sia il miglior ambasciatore del fumetto in territori rimasti finora inesplorati a causa della miopia culturale del nostro Paese.

Perché – come la migliore arte contemporanea – sa parlare del mondo in modo non didascalico, far capire questioni complesse in modo simbolico, suscitare emozioni imprevedibili e mai scontate.

La terza ragione sta proprio nel coraggio e nell’originalità dello sguardo di Zerocalcare sulla storia recente del nostro Paese.

Da Genova al caso Cucchi, passando per gli insospettabilmente numerosi omicidi politici compiuti da militanti di estrema destra, con la sua opera meno nota Zerocalcare traccia una storia parallela dell’Italia contemporanea.

La sua è una ‘controinformazione’ nel senso migliore del termine: non la narrazione farlocca delle fake news e delle teorie del complotto, ma un racconto capace di dare visibilità e generare discussione su eventi e tematiche spesso taciute o sottodimensionate dall’informazione mainstream.

Da questo punto di vista, anche per i più informati, esplorare il lavoro di Michele Rech è una vera e propria scoperta: la competenza e la passione che emergono immergendosi nelle sue tavole colpiscono davvero a fondo.

In mostra si può passare tranquillamente un’intera giornata senza avere di che annoiarsi, tra tavole originali, copertine, manifesti e materiali multimediali presentati in modo intuitivo e coinvolgente.

 

Le quattro sezioni Pop, Lotte e Resistenze, Nonreportage e Tribù raccontano rispettivamente la capacità tipica di Zerocalcare di rielaborare personaggi e contenuti mainstream, l’impegno politico collettivo di cui è parte, lo sguardo approfondito su alcune vicende particolarmente controverse e i tanti lavori realizzati per il mondo punk.

La mostra è stata accompagnata dall’uscita in edicola e fumetteria del catalogo, curato dall’editore Bao Publishing e distribuito dal gruppo Repubblica-Espresso.

La scelta di pubblicare il catalogo a mostra in corso, pensata per incuriosire, potrebbe aver prodotto l’effetto contrario, anticipando troppo i contenuti dell’esposizione.

Se così fosse ci sarebbe di che rammaricarsi, perché la mostra è un’esperienza di grande significato, per i motivi citati ma anche per lo spettatore inconsapevole capitato lì per caso. Peccato soltanto che ora sia finita.