Lo abbiamo visto alla prova dell’animazione, prima con l’autoprodotta Rebibbibia quarantine, poi con il successo travolgente di Strappare lungo i bordi, confezionata per Netflix.
Ma Zerocalcare era e rimane prima di tutto un fumettista, che in questi anni di lavoro sulle serie animate si è espresso per lo più attraverso storie di media lunghezza, pubblicate dai principali periodici italiani.
L’ultimo titolo dell’autore romano, uscito per Bao Publishing da appena due settimane, s’intitola non a caso Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, essendo principalmente una raccolta di storie già pubblicate.
Ma non è tutto, perché ad arricchire questo volume è presente anche un inedito, che non poteva essere dedicato ad altro se non al tema del momento: il percorso che ha portato alla realizzazione di Strappare lungo i bordi.
Accompagnata da consensi pressocché unanimi, con l’eccezione di qualche polemica linguistica più o meno pretestuosa, la serie Netflix in sei puntate rappresenterà probabilmente uno spartiacque nella carriera di Zerocalcare.
Anche per questo è intrigante scoprire dubbi, difficoltà e ostacoli affrontati dall’autore romano nella sua realizzazione, che nella storia Il castello di cartone prendono la forma di cinque demoni che Zerocalcare è chiamato a fronteggiare.
Con uno schema che richiama il film Game of death di Bruce Lee, l’autore arricchisce il suo pantheon personale con una serie di entità particolarmente azzeccate, come quelle della storia in due parti Macerie prime e Macerie prime – Sei mesi dopo.
Affrontandole una ad una, Zerocalcare racconta simbolicamente il modo in cui ha superato le incertezze incontrate lungo il percorso, facendo come sempre i conti con le proprie fragilità e idiosincrasie.
Non meno interessanti, in ogni caso, sono le altre storie raccolte nel volume: seppur già pubblicate altrove, insieme costruiscono una specie di diario per temi lungo un anno di pandemia, da fine 2020 a oggi.
Uscita inizialmente su Internazionale, Lontano dagli occhi lontano dal cuore racconta l’impatto del Covid sulla vita nelle carceri italiane, a cominciare ovviamente da quella più vicina all’autore, ovvero Rebibbia.
Le rivolte scoppiate in diversi penitenziari italiani a marzo 2020 sono raccontate attraverso testimonianze dirette e di persone vicine ai detenuti coinvolti, uscendo dalla narrazione superficiale offerta all’epoca dai media mainstream.
Dalle ragioni alla base dei disordini fino agli abusi perpetrati durante le repressioni, come quelli di Santa Maria Capua Vetere, la storia è anche l’occasione per una riflessione sulla condizione delle carcerari italiane.
Un tema mai sufficientemente affrontato dall’opinione pubblica se non all’indomani di situazioni di crisi, ma che Zerocalcare invita a osservare più da vicino e con occhi diversi, con l’eperienza di chi convive da sempre con un carcere a pochi passi da casa.
Anche Romanzo sanitario, uscita su L’Espresso a marzo 2021, prende spunto dall’attualità pandemica per uno sguardo sulla drammatica situazione della sanità territoriale, partendo ancora una volta dalla realtà di Rebibbia.
Tenendo fede al suo principio “parlo di cose che conosco”, Zerocalcare racconta la realtà della struttura sanitaria pubblica di Villa Tiburtina, chiusa dalla Regione Lazio al pari di tanti altri presidi territoriali in tutta Italia.
La situazione locale diventa ancora una volta emblema di quella nazionale, con un servizio sanitario pubblico che sotto i colpi della pandemia si è trovato a dover fare i conti con decenni di tagli e ridimensionamenti.
Molto discussa all’epoca della sua uscita, La dittatura immaginaria (Internazionale, maggio 2021) è dedicata invece al tema della cancel culture e del politicamente corretto, spesso al centro del dibattito pubblico.
Con il consueto acume che lo contraddistingue quando affronta questioni di narrazione e linguaggio, Zerocalcare analizza al microscopio una dittatura che non c’è, sbandierata soltanto da chi vorrebbe continuare a utilizzare lo spazio pubblico per alimentare la propria visibilità propagando le peggiori nefandezze.
Come suggerisce il titolo, infatti, secondo l’autore il problema del “non si può più dire niente” in Italia non si pone, almeno non nel modo e nella misura in cui lamentano i detrattori del politicamente corretto.
Di Etichette, reportage dal Kurdistan iracheno pubblicato su Internazionale a luglio 2021, abbiamo già parlato su queste pagine al momento della sua uscita: anche in questo caso, si tratta di una storia che vale la pena recuperare, insieme alle altre contenute nel volume.
Ancora una volta, dalle strade di Rebibbia ai villaggi del Medio Oriente, Zerocalcare si dimostra un autore attento a dinamiche apparentemente marginali eppure centrali per comprendere il presente, raccontate con il consueto mix di precisione e ironia che anche il grande pubblico ha imparato a conoscere grazie a Strappare lungo i bordi.