Pelle d’uomo, il genere oltre ogni moralismo

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9 Giugno 2021

Recensione del graphic novel di Hubert e Zanzim (Bao)

Ha vinto, come si dice in questi casi, tutto quello che c’era da vincere. Pelle d’uomo, di Hubert e Zanzim, ha dominato il 2020 del fumetto francese conquistando i premi ACBD, Landerneau, du Point, RTL e Wolinski.

A coronamento di questo incredibile en plein, a inizio 2021 è arrivato il riconoscimento più prestigioso: il nuovo premio Fauve des lycéens al Festival del fumetto di Angoulême.

Ma cosa rende così speciale questo graphic novel, pubblicato in Francia da Glènat e in Italia da Bao Publishing, capace di convincere praticamente all’unanimità la severa critica d’oltralpe?

Innanzitutto, Pelle d’uomo ha la rara qualità di saper trattare profondi temi piscologici, sociali e politici con ironia e leggerezza, a partire da uno stratagemma narrativo decisamente particolare.

La pelle del titolo, infatti, è quella che le donne della famiglia di cui fa parte la protagonista del racconto, Bianca, si trasmettono segretamente in eredità per potersi trasformare all’occorrenza in un uomo.

Nell’epoca e nel contesto in cui è ambientato la vicenda – una città che si direbbe Firenze negli anni del Rinascimento – questo oggetto magico consente alla donna che lo indossa di vivere esperienze diversamente inaccessibili.

Questo anche perché, lungi dall’essere un semplice travestimento, la pelle trasforma chi la porta a tutti gli effetti.

La giovane nobildonna, promessa sposa di Giovanni che ha incontrato di sfuggita soltanto una volta, decide quindi di utilizzare la pelle d’uomo per trasformarsi in Lorenzo e conoscere meglio il suo futuro marito prima delle nozze.

Da questo stratagemma narrativo – non certo nuovo, se non per la potenza dell’oggetto magico – nasce una storia coinvolgente, imprevedibile, ricca di spunti e colpi di scena.

A fare da sfondo alla vicenda di Bianca, che si fa via via sempre più emancipata, c’è infatti l’austera cappa di moralismo che suo fratello Angelo, predicatore di successo nelle schiere ecclesiastiche, tenta di imporre alla città.

Man mano che il divario tra la vita di Bianca e quella del suo alter ego Lorenzo si fa più marcato, aumenta anche l’insofferenza della giovane nei confronti della morale ipocrita e maschilista sostenuta dal fratello.

Si arriva quindi all’inevitabile scontro pubblico, che assume tinte carnevalesche confermando l’ispirazione dello sceneggiatore Hubert nella scelta dello stile con cui è narrata l’intera vicenda.

La scrittura di Hubert – scomparso a febbraio 2020, pochi mesi prima dell’uscita dell’opera – trova un compendio ideale nelle tavole di Zanzim, espressive e colorate nel solco della miglior tradizione della linea chiara.

Pelle d’uomo è un efficace discorso sul genere, più che mai attuale nonostante la cornice rinascimentale in cui si svolge la vicenda.

Un inno alla libertà dei costumi contro i moralismi di ogni epoca.

Non sorprende quindi che sia stato in grado di raccogliere un successo così ampio in Francia, Paese da sempre attento al fumetto anche e soprattutto nei suoi sviluppi più autoriali.

Per Pelle d’uomo, anzi, ci sarebbe da augurarsi una simile affermazione anche dalle nostre parti, considerando che nell’Italia del XXI secolo sia Bianca che Lorenzo avrebbero ancora parecchie battaglie da combattere.