Zenobia, o l’inesorabile viaggio di Amina

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9 Novembre 2019

Recensione del volume di Morten Dürr e Lars Horneman (Oscar Ink)

Silenzio e solitudine. L’abbraccio dei ricordi. Tutto intorno, il mare. Zenobia. Storia di una bambina di Morten Dürr e Lars Horneman si potrebbe raccontare così, con un’istantanea di poche parole.

Perché tutto il graphic novel – che scorre inesorabile verso una conclusione evidente da subito, ma alla quale non si vuole credere fino alla fine – non è altro che una sequenza di fotogrammi praticamente muti, quasi spietati nella loro efficacia.

 

La piccola Amina si trova su una barca stipata di esseri umani, in viaggio verso non si sa dove, fino a quando un’onda capovolge l’imbarcazione, gettando tutti quanti in mare.

Comincia così un viaggio indietro nel tempo, che in poche sapienti sequenze ci fa scoprire il passato di Amina, la sua storia. Guidati dai mutamenti nella tavolozza di Lars Horneman, riviviamo in tinte ocra la vita di Amina in Siria.

Una vita semplice e all’apparenza felice, dove la presenza della guerra si intuisce – almeno inizialmente – soltanto nella difficoltà di trovare le materie prime per cucinare.

Ma basta uno sguardo, qualche parola in una discascalia – il graphic novel è del tutto privo di balloon – per imprimere una brusca virata al racconto e alle emozioni che questo è in grado di suscitare nel lettore.

Di fronte agli ostacoli della vita, la madre invita Amina a ricordare l’esempio di Zenobia, leggendaria regina siriana del III secolo avanti Cristo, in grado di governare il suo impero tenendo testa a qualunque uomo osasse sfidarla.

Il blu e il rosso accessi delle tavole con protagonista la regina contrastano nettamente con le cromie sabbiose del passato di Amina, sempre più tinto di nero man mano che la guerra si avvicina al suo villaggio.

Quando non restano che la rassegnazione e la fuga con l’aiuto di uno zio, Amina parte per il viaggio che troppo spesso siamo abituati a prendere in esame soltanto dalla conclusione: l’approdo sulle coste europee.

 

Ai due autori danesi il merito di raccontare la storia dall’inizio, con un’essenzialità in grado di trasformare una storia intima e semplice in una narrazione universale dell’odissea contemporanea.

Vincitore di numerosi premi al momento dell’uscita in Danimarca nel 2016 – compreso il riconoscimento a Horneman come miglior illustratore dell’anno da parte del Ministero della Cultura – il graphic novel è stato recentemente portato nel nostro Paese da Oscar Ink (Mondadori).

Tre anni di attesa per vedere in Italia un fumetto del genere la dicono lunga sull’atteggiamento di rimozione che ormai copre come una coltre di nebbia la più grande tragedia del nostro tempo.

Una rimozione che i due autori riescono a rievocare con quel finale già scritto eppure sospeso, come se tutti noi non sapessimo come sono andate a finire decine di migliaia di storie come quella di Amina.

In realtà lo sappiamo benissimo, ma divisi come siamo tra odio, indifferenza e abitudine, sorge il dubbio che l’immenso vuoto percepito da Amina intorno a sé non sia altro che quello delle nostre anime.