25 Gennaio 2019
Corridoi umanitari, la risposta alle stragi in mare e alla tratta di esseri umani, a cura di Maria Grazia Patania
Foto di Alessio Mamo, giugno 2017, a bordo del Moonbird operato da Sea Watch e Humanitarian Pilot Initiative
In questo percorso di analisi dei Corridoi Umanitari[1] come alternativa sicura e legale al quotidiano stillicidio sulle rotte migratorie provenienti da Africa e Medio-Oriente è necessario accennare al quadro giuridico di riferimento. Senza voler scendere nel dettaglio di ogni singola norma, occorre menzionare le colonne portanti nel campo dei Diritti Umani a livello internazionale ed europeo. In quanto cittadini europei, siamo doppiamente responsabili nei confronti di chi perde la vita o è vittima di “inimmaginabili orrori”[2] perché, oltre all’ordinamento nazionale inquadrato dalle singole Costituzioni, abbiamo vincoli imposti dal Diritto Internazionale e da quello europeo.
Come possiamo dunque conciliare l’altisonante teoria che impone il rispetto della dignità di ogni essere umano con gli abusi ormai più o meno normalizzati nei confronti dei migranti[3]? Come è possibile abolire con un colpo di spugna la protezione umanitaria e far diventare l’asilo politico una lotteria irraggiungibile riservata a pochi fortunati? Come può essere lecito effettuare veri e propri respingimenti collettivi[4] se uno dei princìpi chiave del Diritto Internazionale è il non-refoulement[5]?
A tal proposito, ricordiamo solo due dei più recenti report sulla Libia quello delle Nazioni Unite e quello di Human Rights Watch[6]. In quest’ultimo si legge che secondo Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, “qualunque partecipazione, incoraggiamento o assistenza fornita” a operazioni di respingimento che possano esporre le persone al rischio reale di torture e maltrattamenti, “sarebbe inconciliabile con un’interpretazione in buona fede e con l’osservanza del divieto di tortura e maltrattamento, compreso il principio di non respingimento o non-refoulement”.
Pertanto, “Se i paesi dell’UE stanno pagando la Libia per impedire deliberatamente ai migranti di raggiungere la sicurezza della giurisdizione europea, parliamo di complicità in crimini contro l’umanità, perché è noto a tutti che queste persone vengono rinchiuse in campi in cui lo stupro, la tortura e l’omicidio regnano sovrani”.
Ma quale sarebbe questa “sicurezza della giurisdizione europea”? I princìpi cardine del Diritto Umanitario nell’UE provengono dal Diritto Internazionale Umanitario (DIU), come confermato dalle “European Union Guidelines on Promoting Compliance with International Humanitarian Law ”[7] che obbliga tutti gli Stati Membri ad agire conformemente al DIU. La maggior parte dei princìpi del DIU sono entrati a far parte del Diritto Consuetudinario che per sua stessa natura non necessita accordi o convezioni formali per divenire vincolante, mentre il resto è contenuto in trattati e convenzioni che devono essere firmati dalle parti contraenti[8].
Il Trattato di Lisbona intendeva sviluppare “una politica migratoria europea esaustiva e orientata al futuro fondata sulla solidarietà che rimane un obiettivo essenziale per l’UE. La politica migratoria è intesa come uno strumento per stabilire un approccio bilanciato per far fronte all’immigrazione regolare e non”
Nel 1953, la Convenzione Europea sui Diritti Umani[9] entra in vigore con un impianto ricalcato sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite: “Le Alte Parti Contraenti devono assicurare a tutti coloro che sono sottoposti alla loro giurisdizione i diritti e le libertà definite nella Sezione I di questa Convenzione” (Art.1).
Fra i 18 articoli che elencano i Diritti Umani meritevoli di protezione giuridica, i più rilevanti per questa riflessione possono essere riassunti in: Diritto alla Vita (Art. 2), Divieto di Tortura (Art. 3); Divieto di Schiavitù o Lavori Forzati (Art. 4); Diritto alla Libertà e alla Sicurezza (Art. 5); Divieto di Discriminazione (Art. 14); Divieto di Abusi dei Diritti (Art. 17).
Dopo l’entrata in vigore delle Convenzioni, è stata creata la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) a Strasburgo per garantire il pieno rispetto delle sue disposizioni.
Un’altra istituzione è il Commissario Europeo per i Diritti Umani che il 22 gennaio 2019 ha celebrato il 20esimo anniversario dalla sua creazione “nel 1999 da parte del Consiglio d’Europa per sensibilizzare sul tema dei diritti umani e promuoverne il rispetto” [10]. Con la Risoluzione (99) 50, si definisce missione e mandato del Commissario, le cui principali funzioni spaziano dalla sensibilizzazione alle visite nei vari Paesi per incoraggiare il dialogo con i responsabili politici e la società civile, oltre a individuare eventuali cattive prassi e monitorare il rispetto dei Diritti Umani. Ha un mandato di sei anni non rinnovabile ed agisce in maniera indipendente. Un capitolo centrale del suo lavoro riguarda la migrazione per evitare “le allarmanti tendenze nel trattamento di richiedenti asilo, rifugiati e migranti irregolari in tutte le parti dell’Europa”, concentrando l’attenzione sui “bambini migranti cui spesso vengono negate l’assistenza sanitaria di base e l’istruzione e che corrono il rischio di essere sfruttati dai trafficanti”.
Il Diritto Umanitario Europeo, dunque, è finalizzato al rispetto dei Diritti Umani in generale e dedica speciale attenzione ai diritti dei migranti la cui sicurezza e dignità va considerata la più alta priorità. In riferimento ai trattati e alla cornice giuridica europea, vanno sicuramente citati il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU, 2007) e il Trattato di Lisbona (2009) anche se il Trattato di Amsterdam già nel 1997 aveva sottolineato la necessità di armonizzare migrazione e politiche di asilo. Subito dopo, nel 1999, il Consiglio Europeo di Tampere[12] -in base al Trattato di Amsterdam- ebbe come principale obiettivo la creazione di un’area di sicurezza, libertà e giustizia.
I “pilastri di Tampere”[13] si riferiscono infatti alla creazione di un equilibrio fra le istanze di sicurezza e il rispetto dei diritti e della dignità umana e furono l’occasione per affermare con chiarezza che libertà, stato di diritto e pace non sono prerogative esclusive dei cittadini europei, ma si applicano anche a tutti coloro che non possono godere degli stessi diritti che noi diamo per scontati.
Dopo la creazione dell’Unione Europea, era necessario creare uno spazio per la libera circolazione di beni e persone in modo che le barriere nazionali venissero superate. Tuttavia, questa libertà di movimento valeva solo per i cittadini europei, mentre per i cittadini di Paesi Terzi erano previste varie tipologie di controlli frontalieri in base al tipo di accordo in vigore col loro Paese di origine.
I controlli alle frontiere servivano per proteggere questa neonata dimensione europea, ma certamente non miravano a colpire persone in fuga da guerre e persecuzioni. L’obiettivo era certamente la lotta alla migrazione irregolare per evitare forme di sfruttamento quali la tratta di esseri umani dal momento che il cuore pulsante del sogno europeo erano le persone, i loro diritti e la loro dignità.
I “pilastri di Tampere”- libertà, stato di diritto e pace – non sono prerogative esclusive dei cittadini europei, ma si applicano anche a tutti coloro che non possono godere degli stessi diritti che noi diamo per scontati.
Oggi, purtroppo, la situazione si è capovolta e i controlli alle frontiere sono diventati uno strumento di reciproca minaccia fra i vari Stati Membri che hanno perso qualsiasi spirito di solidarietà. L’Italia e la Grecia per anni sono state abbandonate nella gestione dei flussi migratori mentre le frontiere italiane con Francia e Austria hanno subito una crescente militarizzazione che come conseguenza ha avuto un aumento delle morti soprattutto sui valichi in montagna. Negli anni le città di Ventimiglia e Bardonecchia sono diventate un triste simbolo dell’egoismo europeo coi valichi più impervi che in primavera restituiscono i cadaveri dei migranti che durante l’inverno non ce l’hanno fatta.
Nell’estate del 2017, l’Austria schierò truppe e mezzi pesanti alle frontiere con l’Italia per fermare i migranti che tentavano di entrare nel Paese, mentre la Bulgaria chiedeva alla NATO di aiutarla a proteggere le frontiere esterne con la Turchia. All’epoca, Krasimir Karakachanov[14], Ministro della Difesa bulgaro e membro del movimento nazionalista si vantò pubblicamente del fatto che il suo Paese avesse ridotto il numero di migranti irregolari in entrata col filo spinato e circa 140 poliziotti a pattugliare continuamente le frontiere. Come sintetizzato dal titolo stesso dell’intervista, “Dobbiamo proteggere le frontiere europee anche con le armi, se necessario”. Erano i tempi del processo al francese Cédric Herrou[15] all’epoca condannato a quattro mesi di prigione per aver aiutato alcuni migranti in pericolo ad attraversare le frontiere fra Francia e Italia.
Da queste brevi osservazioni, è evidente che l’attuale gestione dei flussi migratori non rispetta gli standard imposti dal Diritto Internazionale ed Europeo, impedendo alle navi umanitarie di salvare vite umane e lasciando i recuperi in mano alla Guardia Costiera Libica che trascina i migranti nell’inferno da cui fuggivano. Teoricamente infatti il Trattato di Lisbona intendeva sviluppare “una politica migratoria europea esaustiva e orientata al futuro fondata sulla solidarietà che rimane un obiettivo essenziale per l’UE. La politica migratoria è intesa come uno strumento per stabilire un approccio bilanciato per far fronte all’immigrazione regolare e non” [16]. Nella prassi, invece, abbiamo sdoganato tutto: la violenza, gli abusi sessuali, i mercati degli schiavi, le estorsioni, i respingimenti, i trattamenti disumani e le umiliazioni. Ed, infine, abbiamo deciso di considerare sicuro un Paese allo sbando come la Libia, dove rivive l’universo concentrazionario[17] descritto dalla Arendt, dove la legge non esiste, ma esistono le armi. In breve, abbiamo deciso che nulla di quanto creato per tutelare la nostra umanità sia utile in questo momento storico dove è lecito che la gente anneghi col mondo intero a godersi lo spettacolo senza che nessuno muova un dito.
[1] Ancora meglio, come suggerito dal Professore Fulvio Vassallo Paleologo che ringrazio per aver rivisto questo testo, si potrebbe parlare di “canali sicuri e legali”. La dicitura viene mantenuta per coerenza col titolo originale della tesi
[2] https://news.un.org/en/story/2018/12/1029031
[3] Col termine migranti si intende far riferimento a chi genericamente ha abbandonato il proprio Paese di origine in fuga da conflitti o povertà estrema a prescindere dal poter essere benefici rifugiato, richiedente asilo, beneficiario di protezione internazionale, umanitaria o sussidiaria.
[4] Basti pensare al recupero effettuato dalla fantomatica Guardia Costiera Libica il 19 gennaio 2019 a seguito del quale almeno 100 persone sarebbero state riportate a Misurata https://www.agi.it/cronaca/migranti_libia_sos-4873076/news/2019-01-20/
[5] https://www.refworld.org/docid/438c6d972.html
[6] https://www.hrw.org/sites/default/files/report_pdf/eu0119it_web2.pdf
[7] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:ah0004&from=EN
[9] La distinzione principale fra il Diritto Internazionale Umanitario e il Diritto Internazionale dei Diritti Umani sta nel fatto che il DIU si applica solo in caso di guerra, mentre il DIDU vale anche in tempo di pace, per chiunque e senza deroghe.
[10] https://www.echr.coe.int/Documents/Convention_ITA.pdf
[11] Council of Europe, Commissioner for Human Rights, The mandate (http://www.coe.int/en/web/commissioner/mandate)
[12] EUROPEAN PARLIAMENT, 15 and 16 October 1999 Presidency Conclusions (http://www.europarl.europa.eu/summits/tam_en.htm#a)
[13] http://www.treccani.it/enciclopedia/spazio-di-sicurezza-liberta-e-giustizia_%28Diritto-on-line%29/
[14] C. B. Schiltz, „Wir müssen die EU-Grenzen notfalls mit Waffen schützen“, DIE WELT, 17 August 2017 (https://www.welt.de/politik/ausland/article167671244/Wir-muessen-die-EU-Grenzen-notfalls-mit-Waffen-schuetzen.html)
[15] L. LEROUX, Coupable d’avoir aidé des migrants, Cédric Herrou “continuera à se batter”, Le Monde, 8 August 2017 (http://www.lemonde.fr/immigration-et-diversite/article/2017/08/08/poursuivi-pour-aide-a-l-immigration-clandestine-cedric-herrou-attend-son-jugement-en-appel_5169880_1654200.html#yVagqxpcxVgcIyhi.99)
[16] EUROPEAN PARLIAMENT, Fact sheets on the European Union – Migration and asylum: a challenge for Europe, 6 June 2017, page 8 (http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/PERI/2017/600414/IPOL_PERI(2017)600414_EN.pdf)
[17] https://www.theguardian.com/world/2017/jan/30/german-report-libya-abuses-pressure-migrant-flows