C’è un concetto di cura, dentro l’etimo della parola economia, che ci riporta alla sua natura primaria, cioè quella di amministrare con attenzione la propria casa. Nei secoli questa disciplina è stata trascinata in un percorso spesso macabro, legato alle teorie di accumulazione. Di potere, eserciti, terra, risorse, profitto. Ma ci piace pensare che la sua radice sia ancora valida e che possa tornare a reggere le diverse case, da quella che abbiamo – e che alcuni non hanno ancora – alle nazioni e gli organismi sovranazionali, che si trovano nella lunga epoca del capitalismo e dei suoi eredi.
Ma non c’è solo il dark side: lo raccontiamo in questo numero; quando, cioè, l’economia è sana e la finanza utile. E raccontiamo anche altre economie, non solo nei territori, ma anche dentro la nostra vita; economie che hanno a che fare con le nostre paure e con la solitudine, o addirittura con mondi paralleli, come il metaverso, dove però al momento sembrano riprodursi in maniera grottesca i meccanismi elitari del mondo reale.
Geografie ed economie sono state intimamente legate fino all’irreversibile avvento di una globalizzazione che ha portato sicuramente ricchezza, ma ancora una volta lasciando indietro troppe persone. La nostra casa viene amministrata oggi da altri, che però hanno a cuore il proprio benessere. È qui la sfida: nel riappropriarsi di quella cura che si è persa dentro il canto delle sirene del privatizzare e dei finti sogni di libertà delle continue evoluzioni del capitalismo. Canti di benessere, mani che stringono con forza le catene. Buona lettura.