1- Trappole e imboscate, di Saša Stanišić (L’orma editore, 2020)
La grandissima capacità di Stanišić è che è in grado di farti ridere e farti commuovere nella stessa pagina, questo ne fa di lui un grande scrittore. In 12 racconti viene deriso tutto ciò che si ritiene di buon gusto, giusto e per bene. Due racconti su tutti, Al campo estivo nel bosco si ride dall’inizio alla fine (“Tutti i compagni di classe vogliono andare al campo estivo nel bosco. Io dico: gli alberi mi piacciono solo quando si sono trasformati in armadi”) e In queste acque affonda ogni cosa, racconto capolavoro, in cui è presente tutto l’umorismo balcanico, cinico e nero, ma anche tutta la tragedia famigliare, il lutto e la perdita. Consigliatissimo.
2- Il battello bianco, di Čyngyz Ajtmatov (Marcos y Marcos, 2007)
Aitmatov è uno dei più grandi scrittori del popolo kirghiso. Nei suoi romanzi il destino delle persone si misura nella contraddizione tra tradizione e progresso, bellezza della natura e degrado morale. Questo romanzo è la storia degli abitanti di un villaggio tra le foreste della Kirghisia e di un bambino che sogna di tuffarsi nel torrente vicino casa per diventare un pesce, risalire la corrente e nuotare fino al lago, dove il padre dicono lavori su un battello bianco. Leggende orali, misticismo asiatico, cervi bianchi e lavoratori del sovchoz si uniscono in una storia immaginifica e surreale.
3 – Il grasso di Lepre, di Abdulah Sidran (Edizioni Casagrande, 2010)
Quest’anno una cara persona mi ha detto che quando sente leggere da Sidran le sue poesie, le sembra di percepire il movimento del mare ed è come se tutto il suo lavoro fosse scritto nel mondo, ed aveva ragione. Ho letto la raccolta Grasso di Lepre e vi ho trovato liriche potenti, profonde, ironiche e spiazzanti. “Io un’isola sono, nel cuore del mondo,/fino a me non giunge nulla, solo il suo inerte/sangue, solo l’orrore che galleggia su ogni cosa./ Silenzio, e tutt’attorno niente”. Quell’isola è Sarajevo.
LIBRI – Saggistica
Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della resistenza di Claudio Pavone (Bollati Boringhieri, 2006)
Ho imparato davvero tantissime cose da questo libro, prima di tutto a mettere in discussione le mie idee e tutto quello che sapevo sulla Resistenza. È impossibile descrivere il volume in poche righe, ci sono sicuramente delle storie potenti: il partigiano Luciano Bolis che, preso dai repubblichini, decide di tagliarsi la gola (nel tentativo di raggiungere le corde vocali) per evitare di parlare sotto tortura; Ada Gobetti che da partigiana porta a combattere con se il figlio diciottenne. Pavone propone di “sforzarsi per comprendere come i tre aspetti della guerra – patriottica, civile e di classe – analiticamente distinguibili, abbiano spesso convissuto negli stessi soggetti individuali o collettivi”. La Resistenza fu tuttavia “un tentativo di fare i conti con il passato. La vittoria dei resistenti fu il lavoro di una minoranza – il lavoro di una grande minoranza, ma ancora in nessun senso la realizzazione dell’intero popolo italiano che ne assorbi, svilendoli, i risultati”.
Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, di Edgar Morin [prima uscita in italiano 1974] (Mimesis, 2020)
Edgar Morin ci racconta l’evoluzione della natura umana attraverso la lente della teoria della complessità, approccio interdisciplinare (scientifico e umanistico) creato dal Sociologo per analizzare lo scibile nella società. Morin ci ricorda che molto spesso nell’analisi del processo evolutivo ci si “dimentica che ciò che si chiama evoluzione non è un continuum lineare, ma una somma di modificazioni isolate” in relazione tra loro. Passano gli anni, ma lo sguardo di Morin risulta sempre stimolante: “è corroborante sfuggire per sempre alla teoria dominante che spiega tutto, alla litania che pretende di risolvere tutto. È corroborante considerare il mondo, la vita, l’uomo, la conoscenza, l’azione come dei sistemi aperti e dialoganti”. Morin non dà giudizi né soluzioni, ma pone dubbi e stimola le riflessioni.
Non per il potere, di Alexander Langer (Chiarelettere, 2012)
Una bella raccolta di articoli e riflessioni su ecologia, ambientalismo, guerra, diritti sociali e immigrazione. Nel 1983 scriveva: “Oggi per la classe operaia si impone la necessità di guardare alla qualità ecologica del lavoro e delle sue condizioni. Lo esige non solo l’emergenza ambientale ma lo stesso degrado alienante del lavoro. Il movimento ecologista contiene un grande invito al movimento operaio: quello a rompere la subalternità al produttivismo e a occuparsi anche della qualità del lavoro e delle sue condizioni. L’idea è quella di un globale disegno di risanamento del lavoro e anche di una grande cassa integrazione verde”. Infine un grande consiglio in questi tempi di guerra, direttamente da uno slogan pacifista degli anni Ottanta: “la logica del blocchi blocca la logica”.
DISCHI
Comfort to me, Amyl and the Sniffers (2021). Questo per me è il punk. Una montagna di rabbia, testi che parlano di cose reali e concrete, basso chitarra batteria, pochi assoli, poca tecnica ma tanto cuore. Senza cuore e senza punk, nella vita, non si va da nessuna parte.
Miami, Gun club (1982). Ha cullato il mio primo inverno genovese dopo tanti anni. Disco oscuro, cupo, notturno, allucinato, disperato e solitario. Molto country, poco punk, ma con un Jeffrey Lee Pierce all’apice della sua creatività. Da ascoltare tutto di un fiato.
Noi, loro, gli altri, Marracash (2021). Non ascolto rap, detesto il suo immaginario. Questo disco però, che ho scoperto grazie ad un articolo sull’Essenziale (prima non sapevo manco chi fosse Marracash), mi ha davvero stupito. Suoni commerciali ma commestibili, testi semplici ma mai banali. Premio Tenco 2022, probabilmente il motivo è perché nel panorama mainstream Marracash scrive canzoni che arrivano. Love.
FILM – Visti in sala
1- Fabian – Going to the dogs, Dominik Graf (2022). Film ambientato negli ultimi mesi della Repubblica di Weimar, proprio mentre la Germania inizia a vedere l’incubo del nazismo. Berlino, meravigliosi locali notturni decadenti, prostitute, gigolò, sesso, droga, alcool, sigarette senza filtro, amore, rabbia, una complicatissima storia d’amore, suicidi, scontri di piazza tra comunisti e nazisti, l’inizio del terrore. Girato in un modo strepitoso con una fotografia sperimentale davvero efficace, attori bravissimi e una colonna sonora azzeccatissima. Dominik Graf ci regala davvero un film straordinario.
2- Serre-moi fort (Stringimi forte), di Mathieu Amalric (2021). Questo è un film sull’amore verso i propri figli e verso la persona con cui si è deciso di farli. Amalric ci racconta di una donna in fuga, altro non dico altrimenti è spoiler. La cosa più potente del film è il modo in cui è stata scritta la sceneggiature e le idee che vi sono presenti. Come scrive Herzog, per fare un film basta un foglio, una penna e un telefono per chiamare gli attori, cioè bisogna avere delle idee e questo film trabocca di idee. Anche qui colonna sonora azzeccatissima.
3- Evolution (Quel giorno tu sarai), di Kornél Mundruczó, Kata Weber (2021) Tre generazioni di una famiglia ebraica, tre capitoli della storia (Eva, Lena, Jonas.) girati in soli tre piani sequenza, uno per episodio. Eva è l’anziana nonna sopravvissuta da bambina alla camera a gas e portata in salvo dai sovietici; Lena, sua figlia, buttata nel mondo con un’educazione rigidissima per riuscire a sopravvivervi e infine Jonas, figlio di Lena, che vive la contraddizione di essere innamorato di una ragazza di famiglia musulmana nella Berlino di oggi. La shoah insegue le generazioni. Come ogni film di Mundruczó, le sue pepite sono gli innesti fantastici e onirici, quasi di fantascienza, che riempiono le sue storie più reali del vero. Film adatto ai cinefili.
*A febbraio di quest’anno è morto Mark Lanegan. La sua musica oscura e maledetta, la sua voce e i testi delle sue canzoni, hanno fatto da colonna agli ultimi vent’anni della mia vita. Ogni suo disco riusciva a scuotermi nel profondo e farmi capire un altro pezzetto di me. Una grandissima perdita, un grande vuoto artistico.