Nona edizione al via a Milano con centinaia di studenti in presenza e in collegamento da tutta Italia
Individuale, collettiva, l’incapacità di risolvere le complessità. Dobbiamo dire no, è un nostro diritto.
La parola è Violenza e l’edizione del Festival della Fondazione Diritti Umani che inizia oggi a Milano è giunta al nono anno. I pilastri di questo festival, che ancora una volta coinvolge centinaia di giovani studenti, sono quelle rappresentazioni della violenza che vediamo ogni giorno nelle guerre, nelle violenze di genere, nella violenza climatica, ma non solo. Una parola che è un ombrello per troppa parte della nostra quotidianità e che a forza di perpetuarsi giorno dopo giorno rischia di trovarci scandalizzati, ma in parte anche assuefatti, aperti a un’accettazione che dovrebbe trovare una reazione sicuramente più decisa.
Qui vedete il programma del festival, che oltre a mattinate e laboratori intensi con i più giovani ha organizzato anche tre serata, l’ultima è un vero e proprio invito ad ascoltare musica e creare una rete socializzando, che vede Unite a raccontarci in prima persona la violenza di genere, l’8 maggio, e il giorno dopo lo spettacolo teatrale Due padri, di tragica contemporaneità, perché tratto da un’opera che riunisce i sentimenti a confronto e dialogo di due padri che hanno perso le proprie figlie, una palestinese e una israeliana, proprio a causa di questo antistorico conflitto che si perpetua facendosi beffe da troppi decenni delle raccomandazioni anche del diritto internazionale.
Alla guida del Festival, fin dalla prima edizione, c’è Danilo De Biasio, un giornalista cresciuto dentro Radio Popolare di cui è stato direttore, che sta dedicando il suo sguardo professionale in un lavoro costante e tenace sui diritti umani, coinvolgendo il mondo dell’accademia, le associazioni, ma soprattutto le testimonianze dirette.
Q Code Mag è media partner del Festival dei Diritti Umani fin dalla prima edizione e ne facciamo un punto di vanto. I diritti umani sono, forse, una delle occasioni più fertili per ricostruire un tessuto sociale che è stato impoverito negli ultimi trent’anni in maniera decisiva dai mass media dell’intrattenimento becero e sessista e dall’altra parte dall’atomizzazione sociale, oltre al dato di una spaccatura sul piano dell’intermediazione politica che ha visto azioni precise volte a eliminare corpi sociali che erano capaci di creare comunità e partecipazione.
Ecco perché se parli ai e alle giovani di diritti sei sicuro di attrarre la loro attenzione, con un problema che si è acuito negli ultimi mesi e cioè quello di una comunità internazionale che non si bada delle regole comuni stabilite nel Novecento e dove è passato il messaggio che il più forte, semplicemente, si impone. In barba a qualsiasi trattato, che diventa carta straccia.
Una parola e una sottolineatura vanno alla serie di podcast che il Festival ha declinato sulla parola violenza, negli ambiti anche meno esplorati. Ci vediamo alla Fabbrica del Vapore di Milano, fino al 10 maggio. Quella sera, l’ultima, il dj set di Clarice Trombella ci porterà dentro un viaggio della musica dedicata o composta proprio a tema diritti, dai grandi classici, fino agli autori del momento