Dal 31 marzo al 2 aprile, presso il presidio GKN a Campi Bisenzio (Firenze), si terrà il Festival di Letteratura Working Class, organizzato da Edizioni Alegre e dal Collettivo di fabbrica Gkn con la collaborazione di Arci Firenze.
Il festival è stato organizzato grazie al contributo di 305 donatori e donatrici che hanno supportato il progetto sulla piattaforma Produzioni dal basso. Ho intervistato Alberto Prunetti, direttore artistico del Festival.
Come si colloca il Festival di Letteratura Working Class all’interno del percorso di lotta intrapreso dal Collettivo di fabbrica GKN?
Per come la vediamo noi, il festival è parte della lotta Gkn. Andare alla manifestazione della Gkn prevista a Firenze per il sabato 25 marzo e poi al Festival di Letteratura Working Class presso il presidio Gkn di Campi Bisenzio è parte della stessa lotta e alimenta un immaginario di conflittualità operaia. L’idea è quella di far convergere le lotte per creare un immaginario in cui si possa dirsi orgogliosi del fatto di essere persone working class. Non si va al festival working class come si va a uno dei tanti eventi in cui si fa “consumo culturale”, ci si va per solidarietà con la vertenza degli operai Gkn. È una sfida, me ne rendo conto.
Nella descrizione dell’evento mi ha colpito questo passaggio “Ma siamo sicuri che l’industria editoriale pubblichi libri in grado di parlare a queste persone [lavoratori e lavoratrici] facilmente denigrate come ignoranti?”. Ricordo a proposito un tuo articolo su Pulp libri di qualche anno fa che centrava perfettamente il punto. Non credi però che oltre a mancare libri che parlino delle condizioni di lavoratori e lavoratrici, mancano anche quelli che parlano di emozioni reali(senza essere schermate dal filtro del pudore borghese), con una lingua quotidiana in cui riconoscersi? Nei libri delle grandi case editrici noto spesso una lingua artificiale che spegne ogni interesse e annulla ogni piacere di lettura.
Certo, io le capisco le persone che si stancano di leggere, perché l’industria del libro è tarata su un lettore target che è colto, benestante, consapevole del proprio capitale culturale. È un’industria che si è disinteressata per anni delle persone comuni. Il problema però è più ampio, c’è di mezzo una difficoltà dell’editoria che riguarda anche la necessità di andare oltre le novità, di consolidare i cataloghi con opere di rilievo che però possono vendere meno copie, di abituare le persone a leggere per dotarsi di strumenti per interpretare e poi trasformare la realtà. Bisognerebbe sentirsi impegnati verso i propri lettori, aiutarli alla complessità, alla fatica di leggere e di scrivere. Invece la lettura sta diventando una forma di intrattenimento. E intrattenimento per intrattenimento, vince sempre il mezzo meno faticoso (il tablet, i cellulari, etc etc).
La location del festival sarà lontano dai soliti carrozzoni editoriali, spesso organizzati nei centri storici o in luoghi spersonalizzanti figli della rigenerazione urbana o dei progetti di grandi architetti. Come mai la scelta di farlo proprio presso il presidio GKN di una fabbrica in assemblea permanente?
Ci abbiamo pensato. Un luogo comodo da raggiungere, però neutrale, o un luogo difficile da raggiungere ma altamente simbolico? Alla fine abbiamo pensato che non c’era posto migliore per un festival working class che andare presso il presidio della Gkn. So che per molti sarà un problema, perché è un luogo lontano dalle vie di comunicazione che portano al cuore della città-vetrina. Ma pensate che quelle difficoltà i lavoratori devono affrontarle tutti i giorni per andare a lavoro nelle zone industriali del territorio metropolitano fiorentino. Vale la pena fare uno sforzo, magari cercando delle forme di condivisione dei mezzi di trasporto per raggiungere la zona industriale di Campi Bisenzio.
Il programma è molto vario e interessante con incontri che spaziano su vari tematiche: La working calss è queer; La fabbrica vista dal sud; Donne, madri single e working class; Majakovskij a Mirafiori; Insorgiamo. La scrittura e la lotta. Quali criteri sono stati utilizzati per la selezione degli incontri?
Abbiamo provato a estendere quel che già proviamo a fare con la collana working class, in cui raccogliamo schegge di immaginario di classe lavoratrice all’intersezione con questioni di genere, etnicità, race, (ma anche disabilità, tutte le forme insomma di oppressione che possono intersecarsi con la classe sociale). Poi abbiamo anche cercato di formare panel, raggruppando temi diversi, per non stare nel format della presentazione del singolo volume. Ci sono poi differenze e momenti di riflessione sulle forme stilistiche in cui si esprimono le storie working class (il romanzo di fiction, il memoir, la poesia operaia, ma anche tagli per zone geografiche, soprattutto concentrate sulla fiorente scena working class britannica). Avremmo forse dovuto lavorare di più sui graphic novel, ci sarebbe voluto anche un quarto giorno, ma le forze che abbiamo sono queste e il Collettivo di fabbrica deve concentrarsi, così come i/le solidali, nella vertenza. Speriamo di riprendere il filo del discorso il prossimo anno, per una seconda edizione in cui potremo esplorare certe dimensioni rimaste fuori dal programma (e invitare altri autori e autrici che purtroppo quest’anno sono rimasti fuori).