21 Novembre 2020
Pepe Mujica pronuncia il suo discorso di congedo al Senato dell’Uruguay
Il 20 Ottobre 2020, Pepe Mujica pronuncia il suo discorso di congedo al Senato dell’Uruguay.
Fondatore del Movimento di liberazione nazionale (MLN) dei Tupamaros negli anni settanta, 15 anni trascorsi in carcere per ragioni politiche, la liberazione nel 1985.
Dopo il ritorno al sistema democratico, è stato uno dei fondatori del Movimento di partecipazione popolare e ha ricoperto diverse cariche per diventare poi, nel 2009, presidente.
Un presidente indimenticabile.
Da sempre la cosa più affascinante di Pepe è stata ascoltarlo parlare, i suoi discorsi.
Nel documentario Human del 2015, diretto dal regista Yann Arthus-Bertrand appare nella sua casa, accorato ci dice “siamo tutti responsabili” e continua “se non siamo capaci di stabilire degli obiettivi, di occuparci dei problemi del mondo e di affrontarli, rendendoli la ragione della nostra vita, mettiamo in pericolo la nostra stessa vita”.
Potremmo mettere qui tutti i suoi discorsi, sul capitalismo, la globalizzazione, sulla tutela dell’ambiente e l’equità, quella che lui chiama “Agenda Mundial” e che ancora stiamo aspettando.
Vi riportiamo il discorso integrale
Devo ringraziarvi per tanto riconoscimento. E voglio farlo perché nella vita c’è un tempo per arrivare e uno per andare via. Ringrazio i funzionari che nei 26 anni trascorsi in questa casa mi hanno sopportato. So che alcuni non ci sono già più; ringrazio i molti colleghi, deputati e senatori, con i quali ho condiviso momenti difficili e momenti felici. Ne ricordo uno per tutti, che sedeva su questa poltrona, (Alejandro) Atchugarry, un liberale di levatura superiore, un liberale non in campo economico bensì in quello umanistico. Siamo stati avversari per anni, senza mai offenderci. Quando mi nominarono ministro mi invitò in un bar e mi disse: “Pepe stai attento a questo, questo e quest’altro… e quando ti toccherà firmare un documento assicurati che lo abbia rivisto un avvocato d’ufficio”. Quando si accorse di alcune contraddizioni nel nostro governo non esitò a chiamarmi. Questo uomo di tale caratura non è più tra noi ma mi piace nominarlo come simbolo di qualcosa di cui vale la pena parlare, cioè la bonarietà, a dispetto delle rigidità che caratterizzano il sistema politico di questo paese. Crescendo bisogna superare le spaccature e ottenere un certo numero di cose comuni che resistano al tempo.
Voglio ringraziare i colleghi. Vado via perché è la pandemia a scacciarmi. Essere senatore significa parlare con le persone e andare in molti luoghi. La partita non può essere giocata negli uffici, e io sono minacciato da più lati: dalla vecchiaia e da una malattia immunologica cronica di cui soffro – se domani dovessimo avere un vaccino io non potrei comunque beneficiarne.
Siete stati molto generosi con me, anche troppo. Io ho una buona quantità di difetti, sono un passionale, però sono decenni che nel mio giardino non si coltiva l’odio. La vita mi ha insegnato una lezione importante…l’odio ci rende ottusi perché ci priva di oggettività di fronte alle cose.
L’odio è cieco come l’amore. Tuttavia l’amore crea, laddove l’odio distrugge. E una cosa è la passione e altra cosa è coltivare odio.
Il tempo ci impone dei cambiamenti e noi stiamo decisamente entrando in un’altra epoca, quella digitale. Né migliore né peggiore delle precedenti…semplicemente differente. Nuovi problemi si affacciano all’orizzonte. Si è in grado di predire il carattere e la condotta dell’uomo senza neppure interpellarlo. Gli stati e i sistemi politici futuri dovranno affrontare questi problemi e rispondere al seguente interrogativo: fino a che punto è possibile violare l’intimità e la dignità dell’uomo o quali sono i limiti della libertà? Perché fino a poco tempo fa credevamo con forza a una certa definizione di libertà mentre ora la scienza ci dice: “se per libertà si intende assecondare desideri ed inclinazioni, essa esiste, ma se per libertà si intende essere in grado di generare queste inclinazioni e questi desideri allora non esiste”.
Io ho vissuto con una certa idea di libertà e adesso ne hanno sovvertito il senso stesso: le nuove generazioni avranno questo problema, e la politica dovrà farsene carico. Perché la politica altro non è se non lotta per la felicità dell’uomo, sebbene queste mie parole suonino come una chimera.
E infine, molta gente ci ha appoggiato in questi venti e passa anni, ringrazio ognuno di loro, che resta anonimo in seno al popolo. In politica non esiste la successione, in politica esistono le cause, gli uomini e le donne, invece, passano. Alcune di queste cause sopravvivono e si trasformano, perché il cambiamento è l’unica cosa che non cambia. La biologia impone il cambiamento ma è molto importante che esista anche una attitudine ad esso, una volontà di dare opportunità alle nuove generazioni, di aiutare a costruire il domani: dal momento che la vita passa mentre le cause restano.
Mi è accaduto di tutto in questa vita. Sono stato sei mesi legato con le mani bloccate dietro alla schiena. Mi è accaduto di andare di corpo in un camion perché dopo due o tre giorni rinchiuso non riuscivo più a trattenermi. Sono stato due anni senza mai lavarmi, se non con un bicchiere d’acqua e un fazzoletto. Mi è accaduto di tutto ma non provo rancore per nessuno. E quello che vorrei dire ai giovani è che bisogna sempre essere grati alla vita, perché trionfare nella vita non è vincere ma rialzarsi e ricominciare ogni volta che si cade.
Tante grazie.
(traduzione di Ilaria Poerio)