Vittima almeno un bambino e adolescente su due. Le statistiche di varie associazioni impegnate nella tutela dell’infanzia, dell’adolescenza e dei più fragili della società riportano conclusioni univoche: il bullismo, la feroce e arrogante violenza contro chi viene considerato più debole e non omologato è in netto aumento.
E una prateria sempre più sconfinata a disposizione dei bulli è il web, a partire dai social network. Dove troppo spesso, nascosti dall’anonimato e convinti che dietro una tastiera tutto sia concesso, avvengono veri pestaggi virtuali. Un’orda di violenze verbali che possono travolgere chiunque, i più piccoli ma non solo.
Perché in questi anni abbiamo visto tante volte scatenarsi tempeste d’odio contro chi ha espresso un’opinione, una posizione politica e sociale. O per i motivi più disparati, legati ad un abito indossato, all’aspetto fisico o qualsiasi altro movente.
Il calendario ci consegna a distanza di un giorno due “Giornate” ormai legate in maniera indissolubile: il 7 febbraio la Giornata Mondiale contro bullismo e cyberbullismo e il giorno successivo quello per la sicurezza su internet.
La Polizia di Stato, in occasione della prima giornata, ha sottolineato che il bullismo “si sostanzia in atti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica commessi da un soggetto “forte” (bullo) nei confronti di uno “debole” (vittima) in modo intenzionale e ripetuto nel tempo”, “comportamenti che sono puniti da specifici reati del codice penale” e che “spesso non sono messi in atto solo da una persona ma da più soggetti che si coalizzano contro la vittima prescelta”. Ferocia violenta che colpisce soprattutto ragazze e ragazzi, prevalentemente “in ambito scolastico, in strada, nei locali e nei luoghi di ritrovo, spesso con gravi ripercussioni fisiche e psicologiche che possono indurre la vittima a commettere anche gesti estremi”.
Violenze che mirano “deliberatamente a fare del male o a danneggiare, spesso è persistente e quasi sempre c’è una grave difficoltà per la vittima a difendersi”. I cyberbulli “tramite il click del mouse, si sostituiscono ai compagni di classe più timidi sui social network, a nome di altri diffondono immagini e informazioni riservate tramite chat sui telefonini, raccontano particolari personali o dichiarano disponibilità sessuali a nome delle compagne”. Le vittime, aggiunge la Polizia di Stato, “spesso scelgono il silenzio perché non sanno che esistono leggi a tutela di certi comportamenti e perché in fondo la sofferenza di leggersi insultato sul Web è motivo di vergogna, è testimonianza di debolezza che non si vuole confessare”.
Ilaria Di Roberto, artista, scrittrice e attivista femminista radicale di Cori, è stata vittima di revenge porn, cyber bullismo e molestie maschili. Denunciandoli ed impegnandosi a trasformare il dolore e la sofferenza in impegno e attivismo, in generosità accanto ad altre donne, in un percorso di rinascita e consapevolezza. Che ha raccontato nel libro Tutto ciò che sono, edito da Europa Edizioni ed uscito lo scorso novembre. Uno dei brani del libro – Passerà – è dedicato a bullismo e cyber bullismo e ben due sono dedicati al revenge porn.
In occasione della Giornata contro bullismo e cyberbullismo Ilaria ha pubblicato un’articolata riflessione sui tanti volti di bullismo e cyber bullismo e le sue radici.
“È rintracciabile anche in questo fenomeno una componente di natura patriarcale, poiché rappresenta una manifestazione labile della propria identità di genere – sottolinea Ilaria – Gli uomini lo perpetrano per esibire la propria mascolinità senza trovarsi costretti ad affrontare la fatica laboriosa di ricostruirla, mentre le donne – le quali prediligono, attraverso un sistema graduale, meccanismi di violenza psicologica abbastanza evidenti – tendono a mettersi in scena incarnando un modello di femminilità socialmente accettabile”. “
L’aspetto più preoccupante di questo fenomeno riguarda poi le sue conseguenze – la riflessione della scrittrice, artista e attivista femminista radicale – Si spazia, infatti, dalla vergogna e dall’imbarazzo all’isolamento sociale della vittima, senza tralasciare varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come i tentativi di suicidio. Nella dimensione virtuale, gli atti di bullismo (immagini, commenti) spesso non possono essere cancellati e se vengono eliminati hanno comunque già raggiunto una diffusione capillare incontrollabile. Il cyberbullismo genera ferite inguaribili proprio perché il fenomeno si autoalimenta ed è impossibile da controllare per il singolo”. Carolina Picchio, ricorda Ilaria Di Roberto, “nel 2013 si tolse la vita dopo aver ricevuto più di 2600 insulti sui social. Prima di morire lasciò un biglietto: le parole fanno più male delle botte”.
I volti e i perpetrarsi di bullismo e cyberbullismo, dalle varie tipologie di pestaggio ed aggressione alle espressioni più criminali, sono molteplici. Ilaria Di Roberto li ha elencati e analizzati. Questa la sua disamina.
BULLISMO DIRETTO
Nel bullismo diretto i comportamenti di natura vessatoria, siano essi di natura fisica che psicologica, vengono attuati dal bullo verso la vittima e i suoi oggetti di proprietà in maniera rettilinea e quindi, senza l’ausilio di intermediari.
BULLISMO INDIRETTO
Più difficile da individuare, ma non meno pericoloso, il bullismo indiretto viene attuato favorendo l’esclusione della vittima da un gruppo e la diffusione di pettegolezzi e calunnie riguardanti la vittima.
Inquadrare il fenomeno nel suo complesso è fondamentale per comprenderne le dinamiche ed in un secondo momento, riuscire a prevenirlo.
Gli esperti evidenziano quattro tipologie di bullismo:
BULLISMO FISICO
Il carnefice colpisce la vittima in maniera diretta, avvalendosi di un processo sistematico d’azione che comprende i seguenti atti: spingere, picchiare e strattonare la vittima;
rubare oggetti di proprietà della vittima o distruggerli intenzionalmente.
BULLISMO VERBALE
È una delle forme più comuni di bullismo e comprende:
– sparlare di qualcuno, diffondendo voci false sul suo conto;
– urlare verso qualcuno, utilizzo di toni scortesi;
deridere la vittima, mediante l’utilizzo di nomignoli:
– minacciare la vittima
– insulti.
BULLISMO RELAZIONALE
Utilizza la relazione per colpire la vittima attraverso l’esclusione sociale da un gruppo e si può manifestare mediante sussurri o sguardi, o dando le spalle alla vittima. A dispetto delle altre forme di bullismo, quello relazionale può durare molto tempo, prima di essere identificato dall’esterno.
BULLISMO E PATRIARCATO
È innegabile che il bullismo rappresenti a tutti gli effetti un fenomeno di natura trasversale, in quanto sia maschi che femmine risultano esserne autori e vittime; gli uomini per ciò che concerne le aggressioni, le donne prevalentemente nell’area relazionale. Tuttavia è rintracciabile anche in questo fenomeno una componente di natura patriarcale, poiché rappresenta una manifestazione labile della propria identità di genere. Gli uomini lo perpetrano per esibire la propria mascolinità senza trovarsi costretti ad affrontare la fatica laboriosa di ricostruirla, mentre le donne – le quali prediligono, attraverso un sistema graduale, meccanismi di violenza psicologica abbastanza evidenti – tendono a mettersi in scena incarnando un modello di femminilità socialmente accettabile. Modelli che pur variando a seconda dell’età, del contesto geografico e dell’orientamento sessuale, mettono in atto le asimmetrie di genere e le medesime dinamiche del sistema patriarcale: una ragazza sovrappeso verrà bullizzata poiché il suo aspetto non è conforme allo stereotipo della ragazza magra, così allo stesso modo un ragazzo tendenzialmente sensibile ed empatico sarà deriso per la sua indole non concordante con quello che socialmente ci si aspetta da un uomo, ossia forza, virilità, violenza e assenza di empatia.
FORME DI CYBERBULLISMO
Andiamo ad analizzare ora, le forme più comuni di Cyberbullismo, le quali possono essere espletate attraverso svariate modalità:
– FLAMMING dall’inglese “fiamma”, consiste nella pubblicazione di messaggi deliberatamente offensivi, mirati a suscitare ostilità online;
– BODYSHAMING, derisione del corpo in rete;
– HARASSMENT consiste nell’invio di messaggi scortesi e volgari, rivolti soprattutto ad un pubblico femminile;
– DICK PIC detto anche “esibizionismo fotografico” è un fenomeno tipicamente maschile che consiste nell’invio di foto a contenuto esplicito non richieste dalla vittima. Rappresenta a tutti gli effetti una forma di molestia sessuale;
– DENIGRATION invio di immagini o video alterati o in alternativa, diffusione di pettegolezzi, perpetrati allo scopo di danneggiare la reputazione della vittima e le sue relazioni;
– CYBERSTALKING rappresenta a tutti gli effetti una forma di stalking che a differenza di quello tradizionale, viene perpetuato in rete. Si manifesta attraverso l’utilizzo di molestie, minacce, persecuzioni e comportamenti intimidatori reiterati nel tempo;
– IMPERSONATION o sostituzione di persona, perpetrata tramite violazione di un account (hacking) o la creazione di profili fake;
– OUTING & TRICKERY, pubblicazione di informazioni o materiale privato della vittima, estorto attraverso l’inganno;
– EXCLUSION ossia l’emarginazione di una persona da un gruppo online o privato;
– HAPPY SLAPPING consiste nella diffusione di risse in rete;
– SHITSTORM tradotto in volgare “tempesta di merd*” è una pratica organizzata molto comune che consiste in una tempesta di insulti, commenti negativi e offensivi da parte di un gruppo online nei confronti di un singolo, di un gruppo o più ampiamente di un’azienda;
– REVENGE PORN diffusione non autorizzata di materiale a contenuto esplicito;
– ZOOMBOMBING, ossia l’intrusione indesiderata e dirompente da parte dei troll di internet in una videoconferenza;
– PHISHING/VISHING/SMISHING, truffe informatiche;
– SEX EXTORTION o estorsione sessuale fenomeno nel quale l’autore intima la vittima a fotografarsi per poi minacciarla di diffonderle, salvo il pagamento di una somma ingente di denaro;
– PEDOPORNOGRAFIA ossia la pornografia che utilizza come soggetti bambini o adolescenti;
– DEEP FAKE programmi di intelligenza artificiale adoperati per combinare o sovrapporre immagini – alterandole – con l’intento di danneggiare e umiliare la vittima.
Ilaria Di Roberto in questo periodo ha lanciato la campagna social #iononevito in “segno di solidarietà e sorellanza nei confronti di tutte quelle donne che nella quotidianità e sul Web vengono derise a causa del proprio aspetto fisico”. La campagna è partita dopo il commento su calze e gambe contro Emma Marrone. Già finita nel mirino di haters feroci, violenti e sessisti negli anni scorsi per avere preso posizione contro la chiusura dei porti ai migranti. Ogni giorno, a causa di una maniacale ricerca di perfezione e accettazione sociale alimentata dalla diffusione mediatica di modelli estetici rigorosamente artefatti, sempre più donne sono vittime di bodyshaming, una forma di bullismo verbale attuata allo scopo di deridere ed umiliare una persona per il suo aspetto fisico poiché non aderente ai canoni estetici della cultura patriarcale in cui vive – sottolinea il testo dell’appello – “Emma? Se hai una gamba importante, eviti di mettere le calze a rete!”. Questa è la straordinaria risposta di Emma Marrone al commento del “giornalista”: “Benvenuti dal Medioevo. Mi rivolgo soprattutto alle ragazze, a quelle giovanissime: evitate di ascoltare o leggere commenti del genere. Il vostro corpo è perfetto così com’è, dovete amarlo e rispettarlo e soprattutto dovete vestirvi come vi pare, sia che abbiate gambe importanti o meno. Anzi, con le calze a rete abbinate anche una minigonna e mostratele, queste gambe importanti. Questo mi fa rendere conto che la mia canzone a Sanremo era necessaria perché è ancora necessario parlare di femminismo, di donne e del rispetto delle donne. Ragazze, siate orgogliose del vostro corpo e mostratelo per quello che è. Le persone, purtroppo, dimenticano che le parole hanno un peso importante».
Abbiamo già raccontato nei mesi scorsi quanto i numeri della violenza, soprattutto online, sono in aumento e donne e bambini durante la pandemia sono diventati ancora più fragili ed esposti. L’anno scorso Meter, l’associazione contro pedofilia e pedopornografia fondata da don Fortunato Di Noto, ha inviato 1402 tra denunce e segnalazioni. “Ci sono neonati che vengono appesi, con la testolina dentro il water mentre li abusano sessualmente. Bambini piccolissimi di 15-20 giorni. E che fine fanno dopo essere stati abusati? Viene il sospetto che vengano uccisi o muoiano – sottolinea don Fortunato – il grido di centocinquanta milioni di bambini straziati dovrebbe spaccare la Terra. Invece fa poco rumore, la pedofilia, quasi nulla rispetto alla devastazione che lascia dietro di sé: un olocausto bianco che non risparmia nemmeno più i neonati nei loro primi giorni di vita. La piaga, dalla parte degli abusanti, non esclude nessuno: professionisti, medici, avvocati, professori … Anche insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro comprano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti: avanti il prossimo. Fa troppo poco rumore, la pedofilia”.