A Linosa, l’imprevisto è imprevisto e previsto
Che cosa si impiglia sul fondo del mare?
Che cosa succede quando si vorrebbe attraccare?
Un segno di croce e un silenzio di mare
Cantare in fila per due, cantare di vento e tempesta
Cantare di preghiera filodiffusa
Il tempo sospeso del buio di notte
Della luce, di notte, dalle finestre
La casa e le rose dello scalo vecchio
Una cura bellissima, come non averci avuto niente
Urla e dice che la gente fa e Dice
Ti vedo che lavori
Pulito colori di bianco
Un bianco che fa e Dice
Pulire i lampadari e chiedersi
Chiedersi, del domani.
Incastro di cubi e di mare
E la terra continua a srotolare
L’isola della vita che cambia e colora
Un giorno dell’anno
E poi un altro
E un altro ancora
Il pazzo appende il pesce e il gatto
Immobile aggancio nello strappo del vento
Partire al suono di spiccioli
Di gatti disegnati
Nella notte deserta
Ti metto in mano 50 denari
Di luce e frattaglie, son fatte le tasche
Vuote, le tasche
Piene, le reti
Forse un giorno ce ne andremo
Forse un giorno torneremo
Nelle righe del viso
lo zolfo della vigna
Dolce sussurro di epifanie del mattino
Qui non è mai che uno ti dice
Vieni più tardi
Qui non è mai che uno ti dice
Oggi è chiuso
Non ci sono i capodanni e non ci sono le epifanie
A volte non è la povertà
A volte è proprio che a me piace così
Semplice, così come te lo dico
Tutta la vita lavorando
Il tipo geloso
E il tipo delicato
Ognuno è il tipo suo
Tre bomboniere
Stendere sacchetti di plastica
Senza chiamarla povertà
Che cosa c’è più bello della pace?
La pace è una chiave appesa
Alla porta di casa.
Finalmente vado a farmi la mia vita
Bevo l’acqua fredda
E le lenticchie sulla faccia
E così succedeva
Che mi chiamavano l’Americano
Il vento trafigge il faro
E la grotta
La grotta e il lenzuolo
Una volta qui
C’era lavoro
Adesso ci sono le perline
E le conchiglie
Ammaliati e stanchi
“Smemorizzati” e confusi
Senza storia, senza
Con le ombre dei campi
Che raschiano i muri.
Un’isola vera
Unica o quasi
Linosa, che vive sola
Senza capo famiglia
Frutta e….
Io che mi ricordo bambina
Tutti vestiti davanti al municipio
Per farci sentire
Siamo tutti intellettuali
Perché abbiamo il computer
Siamo tutti intellettuali
Ma senza foga
Linosa e Lampedusa
Figliastri e figli
E c’era anche il comunismo
Con un nome e un cognome e pure una lista
4 sedie e un gatto non ci hanno dato
la felicità
Una lotta partigiana senza morti
L’isola dalla terra fertile
Darà frutto se glielo chiederemo
E il tempo, è una corda in mare
Sull’isola sono tornati gli animali
Dal latte faremo il formaggio
E poi piano, piano
Con il sale
Faremo una magia
Saliremo fino in cima al palo della luce, in piazza
Senza pioggia tornerà anche la luce
Ma come ci sono arrivati?
Hanno provato
Per scoprire poi
Che non avevamo bisogno di niente
Solo della farina
Ogni volta che passi,
lasciami un bacio,
per quando ritorno,
per quando riparto.
L’uomo è schiavo
E poi c’è l’inconclusione
Un groviglio la mattina
Il silenzio segnato
Dal dito sul naso
Un ladro è un ladro
E il tedesco è come l’italiano
E tu non ridere quando ti giro le spalle
Tu danza, se puoi, al suono della fisarmonica
La foto vibra fuori fuoco
La luce danza e ride il corpo
Per quanto ci sfugga questa notte immobile
La musica ci chiama
E ci mette a cornice delle porte.
La sera delle gabbie
Dei topi che si uccidono con i denti
C’è chi più cose le sa
C’è chi suda di parole
Non lo sapevamo che c’era la frutta
Forse le arance o i fichi d’india
Forse ero 900
Scappati dalla Libia
Che se stessero bene lì
Chi glielo direbbe di venire qui?
Che se tu dici una cosa, quella rimane
Come il ricordo lontano
Di una maestra che non dimentica
Generoso banchetto di parole come doni
E poi silenzio
E tramonti
E luci piccole di una notte linosana
Le cose che fanno i contorni
E nel cielo un buco di luce
Una luna di pace.