Intervista a un abitante dell’Aida Camp di Betlemme, che racconta le condizioni di vita nel campo dopo il 7 ottobre.
A oltre due mesi dal 7 ottobre, le tragiche notizie delle migliaia di uccisi a Gaza, soprattutto minorenni, vengono accompagnate dall’attività dell’esercito israeliano e dei coloni in Cisgiordania.
Il numero di morti palestinesi in quest’area, dal 7 ottobre a oggi, è salito a 275, con più di 3.640 persone arrestate. In aggiunta a tutto ciò, sono aumentati anche gli attacchi dei coloni israeliani, che costituiscono una pressione terrorifica nei confronti della popolazione.
Secondo le Nazioni Unite, ci sono stati almeno 308 attacchi registrati fino al 5 dicembre, spingendo addirittura gli Stati Uniti, alleato e finanziatore storico di Israele, ad annunciare l’intenzione di imporre restrizioni sui visti ai coloni israeliani estremisti coinvolti nella minaccia della pace, della sicurezza o della stabilità nella Cisgiordania occupata.
Chi è stato nei mesi scorsi fra le persone dell’Aida Campa di Betlemme ci racconta del campo, con la testimonianza di uno degli abitanti dell’Aida Camp.