Dissolvenza sovieticaun racconto corale

Dissolvenza sovietica è un racconto, una sensazione, una somma di temperature, un lavoro immenso.
Non riuscivo a trovare una musica e così ho fatto come gli antichi e ho cercato Dissolvenza. Mi ha risposto Paolo Benvegnù con una canzone del 2021, quindi scritta proprio, proprio ieri.
E se metto insieme il caso, la narrazione e le immagini che scompaiono per apparire più forti, questa musica funziona. Funziona sul serio.

Rosa, azzurro e un po’ più in là
Cielo è bianco e sofisticazioni
Di messaggio e un po’ più in là
Mancando un attimo
Invincibile, impotente, illeso
Trincerato, in me.

Qontesto, un omaggio a Gianni Celati a cura di Angelo Miotto e Sofia Nardacchione

Il regno dei narratori.
L’inimmaginabile.
Tutti i luoghi faranno la stessa fine.
Sofia Nardacchione ci porta nel mondo di Celati.

Scelgo una canzone che segna la fine.
Ho comprato Riga 40, dedicato a Celati, per segnare il mio inizio.

This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I’ll never look into your eyes, again

Ritorno all’Eden, di Paco Roca recensione di Luca Rasponi

Dice Luca Rasponi “Ritorno all’Eden è un racconto che tiene insieme con spiazzante naturalezza – forse un po’ meno sorprendente per chi già conosce l’autore – la storia familiare, l’affresco sociale e la parabola esistenziale.

La capacità della fotografia di catturare un momento effimero e irripetibile diventa per Paco Roca una straordinaria leva narrativa, con cui viaggiare nell’immensità infinita del tempo e dello spazio.”

Chiedo in prestito le parole di una canzone cantata da Elis Regina e Antonio Carlos Jobim per creare una foto e un’altra ancora.
E, come sempre, leggere le recensioni di Rasponi, mi spinge ad aggiungere un altro volume alla mia lunga lista dei desideri.

Eu, você, nós dois
Aqui neste terraço à beira-mar
O sol já vai caindo
E o seu olhar
Parece acompanhar a cor do mar
Você tem de ir embora
A tarde cai
Em cores se desfaz
Escureceu
O sol caiu no mar
E aquela luz lá embaixo se acendeu
Você e eu

Un altro gelido inverno in Bosnia-Erzegovina di Christian Elia

«La Bosnia ed Erzegovina non è una comunità di tre tribù, né è composta da unità etno-territoriali, ma è un unico Paese i cui abitanti condividono la stessa storia, la stessa lingua e le stesse scritture», ricorda il comunicato stampa. «I Bosniaci-erzegovesi vogliono uno Stato democratico e sovrano, unito e indivisibile, uno Stato fatto di cittadini e popoli, tutti rappresentati nello stesso modo, uno Stato basato sulle libertà e sui diritti umani, sulla certezza del diritto e sulla giustizia sociale, sull’uguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente da dove essi vivono, in patria o all’estero».

Tratto dal comunicato delle associazioni promotrici della manifestazione dell’11 gennaio scorso

Ma tu che stai perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
Cadrà altra neve a consolare i campi
Cadrà altra neve sui camposanti

Cuba, oltre i no vax di Francesco Fusi

Il pezzo di Francesco Fusi ripercorre la pandemia e ci porta a varie chiavi di lettura.
Io sono qui, positiva al covid e sento solo ansia.
E quando sento ansia, c’è una canzone che ascolto per farmi raccontare il mondo e permettere al vento di soffiare ancora tra i miei pensieri.
Da cantare a squarciagola.

Un’isola intera ha trovato nel mare una tomba
Il falso progresso ha voluto provare una bomba
Poi pioggia che toglie la sete alla terra che è viva
Invece le porta la morte perché è radioattiva

Eppure il vento soffia ancora
Spruzza l’acqua alle navi sulla prora
E sussurra canzoni tra le foglie
Bacia i fiori, li bacia e non li coglie

Lottare per la memoria nel Paese delle amnesie di Maria Izzo

Non so voi, ma io quando mi metto a leggere Maria Izzo, perdo proprio il senso del tempo e dello spazio, proprio come quando ascolto Devendra Banhart e così, come in un gioco di parole, ecco Memorial.

Can you hear me?
Did you mean it?
Did you plan it out?
Or was it an accident?

Canti di rivoluzione di Giulia Oglialoro

Giulia Oglialoro ci ha raccontato il Trieste film festival con grande passione e dolcezza.
Così chiude la recensione del documentario su Giovanna Marini:
“Ripenso alle immagini dei concerti di Giovanna Marini, ai palchi così affollati di musicisti, ognuno con una storia, una voce diversa, e mi domando se la rivoluzione possa essere qualcosa di molto più piccolo rispetto a quanto avevamo immaginato, qualcosa che non ha a che fare con la conquista del potere ma con la rinuncia al potere.

Se scoprissimo che non è mai stato destino che dovessimo farcela da soli, cavare fuori un talento e imporci sugli altri – se ci scoprissimo strumenti, voci esatte e flebili di un coro, di una melodia che si tramanda da sempre: non sarebbe anche questa una rivoluzione?”

Ascoltiamo e lavoriamo alla nostra piccola (grande) rivoluzione.

Nina ti te ricordi
Quanto che gavemo messo
A andar su ‘sto toco de l
eto
Insieme a far all’amor