“Questa è una storia complicata. Che coinvolge tedeschi, ungheresi e italiani. Ma anche cento altre nazionalità, comunità, orientamenti. È una storia di violenze. Di vittime e carnefici e di come si raccontano. Di etica e di moralismi. Di processi veri e di mostri mediatici. Ma, riducendola all’osso, è una storia di nazisti, di galera e di responsabilità”.
Comincia così In fondo al pozzo, la storia breve che Zerocalacare ha dedicato al caso di Ilaria Salis, uscita a gennaio sul numero 1545 di Internazionale e resa pubblica online nei giorni scorsi sul sito del settimanale.
Con il consueto stile in grado di rendere comprensibile a tutti anche la vicenda più intricata, Michele Rech dedica la prima parte all’illustrazione del contesto, la seconda all’esposizione dei fatti e la terza alla riflessione politica.
La cornice entro la quale è avvenuto l’arresto della trentanovenne insegnante monzese ha a che fare con il rituale dell’ultradestra europea noto come Giorno dell’orgoglio, anniversario della resistenza opposta dai nazisti ungheresi all’avanzata dell’Armata Rossa celebrato l’11 febbraio di ogni anno a Budapest.
Oltre a neonazisti da tutta Europa, da qualche anno nella capitale ungherese convergono anche gruppi di antifascisti, che danno vita a una contromanifestazione alla quale, nel 2023, ha preso parte anche Ilaria Salis.
Arrestata con l’accusa di violenze nei confronti di due manifestanti di estrema destra, Salis è detenuta a Budapest dall’11 febbraio dello scorso anno, nelle condizioni disumane raccontate a Q Code dalla viva voce del suo avvocato Eugenio Losco, intervistato da Angelo Miotto per il podcast Qontesto.
La lettera con cui la stessa Ilaria ha testimoniato la sua situazione ha portato l’attenzione dell’opinione pubblica italiana ed europea sul suo caso, costringendo il governo a una frettolosa rincorsa conclusa ieri con l’informativa urgente del ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera.
Agli appelli per la liberazione di Ilaria Salis si è unito nel frattempo anche l’illustratore Gianluca Costantini, noto per i ritratti di Giulio Regeni, Patrick Zaki e tanti altri, realizzati anche in collaborazione con Amnesty International.
Al momento, tuttavia, il governo non sembra intenzionato a forzare la mano con l’alleato politico ungherese, lasciando praticamente al suo destino Ilaria Salis a un anno esatto dall’inizio della detenzione.
Sola in carcere e di fronte a un processo politico in cui rischia una condanna tra gli 11 e i 24 anni, del tutto sproporzionata rispetto alle presunte violenze (non) commesse ai danni di due persone dimesse con prognosi di pochi giorni.
Oltre a offrire un racconto per immagini del contesto e dell’accaduto, in ogni caso, Zerocalcare come sempre fa di più, analizzando il ruolo e la percezione della violenza nello scenario politico contemporaneo.
Già, perché mentre Ilaria Salis resta in carcere almeno fino alla prossima udienza – fissata per il 24 maggio – proprio domani a Budapest si svolgerà nuovamente il corteo per il Giorno dell’orgoglio, con orde di neonazisti da tutta Europa che torneranno a dilagare per le strade della capitale ungherese.
Di fronte a un quadro dalle tinte paradossali, Zerocalcare non dà risposte moraleggianti, ma condivide una riflessione che si può sintetizzare in una domanda: a chi spetta veramente, in tutta questa storia, l’onere di assumersi la propria responsabilità?