Un anno fa, più o meno di questi tempi, allo scoppiare delle proteste in Iran per la morte di Mahsa Amini avevamo dedicato una recensione a Persepolis, capolavoro di Marjane Satrapi a metà tra autobiografia e storia del Paese.
Nel frattempo, tuttavia, l’autrice non è rimasta con le mani in mano: stimolata dall’amica Sophie de Sivry, della casa editrice francese L’Iconoclaste, ha infatti chiamato a raccolta esperti di Iran e autori di fumetti per realizzare il volume collettivo Donna vita libertà, pubblicato in Italia da Rizzoli.
Diciamolo subito: si tratta di un’opera da non perdere, innanzitutto perché segna il ritorno di Satrapi al fumetto quasi vent’anni dopo Pollo alle prugne, oltre che per il prestigio e il livello dei collaboratori coinvolti.
Ai testi infatti troviamo il politologo Farid Vahid, il giornalista Jean-Pierre Perrin e lo storico Abbas Milani, ciascuno autore di diverse storie brevi che compongono le tre parti del volume: I fatti, Un po’ di storia e Un regime di ferro… un popolo che resiste.
Quello che questi titoli lasciano intuire lo conferma Satrapi nell’introduzione, chiarendo che il libro ha sia la funzione di spiegare la situazione a un pubblico non iraniano, sia quella di sostenere la battaglia del popolo di Teheran, che può leggere gratuitamente online la versione del volume in persiano.
A visualizzare le 23 storie brevi di Donna vita libertà una squadra di 17 disegnatori, 4 iraniani e 13 di altri Paesi del mondo, compresi grandi autori europei come Paco Roca, Joann Sfar e Lewis Trondheim.
Ma ancora, non è solo questo a rendere prezioso il volume curato da Satrapi, che prende spunto dalla stringente attualità per portare avanti un approfondimento strutturato e in diverse direzioni.
Come una sorta di cassetta degli attrezzi, Donna vita libertà include racconti sulla storia della rivolta, lo slogan che dà il titolo al volume, la canzone diventata inno delle proteste, le cause profonde e gli episodi contingenti della sollevazione popolare, la repressione del regime, e così via.
C’è un contributo praticamente per ogni aspetto rilevante di una vicenda ancora in corso, ma che diventa più chiara durante la lettura grazie all’ampiezza e alla cura con cui è condotta l’analisi.
Capita spesso che volumi collettivi su temi così delicati si limitino a essere una vetrina per gli autori coinvolti, trasformandosi in compilation micidiali di banalità e retorica.
Ecco, qui siamo esattamente agli antipodi, perché Donna vita libertà è un libro utile e bello, denso di informazioni ma non pesante da leggere, perché dosato con il giusto equibilitro tra testo e immagini, oltre che in grado di concedersi un po’ d’ironia – spesso amara – nel raccontare la tragedia del popolo iraniano.
Merito sicuramente dell’attenta regia di Satrapi – la sua improntra è perfettamente riconoscibile nello spirito che anima il volume – della qualità degli studiosi coinvolti e del talento degli autori, che regalano all’opera una varietà grafica dinamica e stimolante per quasi 300 pagine.
Solo per fare un esempio, è sufficiente considerare la differenza che separa il tratto frenetico e il rosso acceso di Sfar dalla figurazione ordinata e i colori tenui di Roca, per rendersi conto di quanto abbia da offrire Donna vita libertà in termini visivi.
Non c’è edulcorazione nel racconto, gli autori non rinunciano a toni partigiani né a raffigurazioni disturbanti delle atrocità commesse dal regime per portare il lettore dentro la prigione a cielo aperto dell’Iran.
Eppure, molti protagonisti del volume – autori e personaggi – sono convinti della fine ormai prossima dell’oppressione degli ayatollah: un epilogo a loro avviso inevitabile, a patto che il popolo iraniano continui con determinazione e perseveranza nella sua lotta.