Una guerra conclusa da poco e una giornalista che torna, per indagare le conseguenze del conflitto, in un Paese che conosce bene. Siamo in Iraq, l’anno è il 2005. La giornalista si chiama Giuliana Sgrena e lavora per il manifesto.
Il resto, come si suol dire, è storia: il 4 febbraio Sgrena viene sequestrata nella capitale iraqena, Baghdad, da un gruppo di uomini che la rilasceranno solo un mese dopo, in seguito a una complessa trattativa con i servizi segreti italiani.
Ma il 4 marzo 2005, quando tutto sembra finito, la liberazione della giornalista si trasforma in una tragedia: un mezzo militare Usa spara all’auto che la sta conducendo all’aeroporto, uccidendo l’agente del Sismi Nicola Calipari.
Giuliana Sgrena sopravvive per miracolo alla raffica di colpi che distrugge il veicolo, per poi rientrare in Italia con un volo medico speciale e cominciare una lunga convalescenza in ospedale.
La vicenda, già raccontata dalla giornalista nel libro Fuoco amico, nel 2020 è diventata un volume a fumetti – ripubblicato recentemente da Round Robin nella collana Tortuga – per i disegni di Irene Carbone.
Giuliana Sgrena lo ha presentato il 29 aprile scorso a Santarcangelo di Romagna (Rimini) nel corso di un incontro organizzato per il nono compleanno della biblioteca comunale “Antonio Baldini”.
Stimolata dalle domande del collega Gigi Riva, la giornalista ha raccontato la sua drammatica esperienza senza fronzoli o giri di parole, anche sugli aspetti più controversi della vicenda.
Lo stesso fa il volume Giuliana Sgrena. Baghdad, i giorni del sequestro, grazie anche ai disegni di Irene Carbone che completano la narrazione con la stessa schiettezza e potenza espressiva delle parole della protagonista.
La cronaca dei giorni del sequestro si alterna con un dialogo tra Sgrena e una misteriosa donna velata, nell’idilliaco scenario delle paludi alla foce del Tigri, che ha tutte le sembianze di un’esperienza pre-morte.
La sceneggiatura offre così un contraltare onirico e filosofico alle scene in cui la giornalista del manifesto, alla mercé dei suoi rapitori, deve fare i conti con l’angoscia dell’isolamento e dell’incertezza sulla sua sorte.
I momenti più importanti e carichi di tensione di quel lungo mese di febbraio scorrono davanti agli occhi del lettore, consentendogli di immedesimarsi nei pensieri e nelle ansie di Giuliana Sgrena.
Se le pagine a fumetti sono volutamente povere di testo per ottenere un effetto maggiormente evocativo, il soggetto riportato in appendice al volume offre maggiori informazioni sulla vicenda narrata.
A impreziosire ulteriormente il libro, l’intervista di Giuliana Sgrena ad Hanaa Edwar, realizzata nel 2019 con l’intento – in parte superato dall’impatto della pandemia – di attualizzare lo scenario iraqeno dove si svolgono gli eventi.
Giuliana Sgrena. Baghdad, i giorni del sequestro presenta una ricostruzione dell’accaduto accurata e alla portata di tutti, una lettura accessibile e capace di stimolare ben più di una riflessione.
Una domanda, tuttavia, resta alla fine sospesa nell’aria: perché? Perché quel sequestro per certi versi anomalo? Ma soprattutto, perché l’aggressione da parte dei soldati Usa, costata la vita a Nicola Calipari?
Giuliana Sgrena, incalzata dalla domanda di un lettore a Santarcangelo, non ha potuto dare risposta a un interrogativo che, evidentemente, rimane ancora attuale a quasi vent’anni dal suo sequestro.
Né la giustizia italiana né quella internazionale hanno saputo o voluto trovare la verità, inghiottita dalla guerra insieme a tante vite umane. Quelle stesse vite che Giuliana Sgrena, con la tenacia del giornalismo, era in Iraq per raccontare.