Potrebbe esservi capitato, in un momento di scrolling infinito di video su Instagram o TikTok, di incappare in una sorta di format-gioco “never have I ever” (“non ho mai”), versione dita della mano. Si tratta di video mediamente brevi, dall’audio di sottofondo variegato: io fino ad ora ho beccato quello sulle relazioni amorose, quello sulle amicizie e il classico “sei millennial se”.
In pratica funziona così: delle persone si registrano sorridenti con le mani belle aperte a favore di camera, tirando giù un dito quando l’audio, nell’elencare attività di varia natura, becca qualcosa di vero, accaduto o fatto.
Ecco, a me questo tipo di format cattura subito l’attenzione, perché sotto sotto consente di spiare qualche secondo nella vita (o meglio, nei fatti) di altre persone. Tuttavia, non sono qui per parlarvi dei miei trend preferiti su TikTok. Quello che vorrei fare è invece chiedervi di tenere con una mano questa rivista e, con l’altra, giocare con me a un “non ho mai”, versione lavoro.
Di tutte queste frasi che tra poco incontrerete, tirate giù un dito quando leggete qualcosa che vi è stato detto, di cui siete stati testimoni, o che voi stessə avete detto (valgono anche concetti simili, senza essere troppo letterali).
“Durante lo stage è normale fare gavetta rimanendo più ore del previsto”
“Non è un problema mio. Ti organizzassi bene, riusciresti a fare tutto”
“Ceno veloce e ti mando la mail”
“Tanto ci vogliono due minuti per fare questa cosa”
“Almeno tu un lavoro lo hai”