Quando hanno iniziato a raccogliere le firme per l’istituzione di un referendum di iniziativa popolare per una scelta libera e consapevole sull’aborto, le donne di Unione Donne Sammarinesi (UDS) hanno deciso di sfidare decenni di politiche conservatrici portate avanti dalla classe dirigente del terzo Paese più piccolo d’Europa, la Repubblica di San Marino. Non solo sono riuscite nel loro intento, ma hanno raccolto molte più firme del necessario e in un periodo di tempo molto più breve.
Il 10 giugno 2021 il collegio garante ha validato le firme raccolte, e successivamente ha fissato la data del voto per il 26 settembre.
«Le nostre richieste affinché fosse la politica a occuparsi di questo tema sono state ignorate per anni e anni, ci siamo sentite davvero prese in giro. Quindi abbiamo detto basta, e ci siamo affidate al percorso del referendum propositivo»
racconta Karen Pruccoli, legale rappresentante del comitato promotore e parte di UDS, durante i primi giorni di campagna referendaria, mentre insieme ad altre donne montano un banchetto informativo per incontrare la cittadinanza. Sono tante le persone che arrivano, i volantini consegnati e i gadget venduti per finanziare le loro iniziative.
Come è accaduto in Irlanda nel 2018, la conquista del diritto ad abortire potrebbe avvenire per volontà popolare. Il piccolo stato situato tra Marche ed Emilia-Romagna prima del 26 settembre era uno dei pochissimi in Europa in cui interrompere una gravidanza costituiva reato. Andorra, Malta, Città del Vaticano e la Polonia, che di recente ha introdotto un divieto quasi totale, rappresentano ancora la frontiera conservatrice del continente.
La vera battaglia è iniziata proprio durante la campagna referendaria, quando tutte le forze antiabortiste sono scese in campo per contrastare questo processo verso l’autodeterminazione delle donne, facendo circolare notizie anti-scientifiche e senza nessuna base medica.